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Cuba, liberi 53 prigionieri politici

Erano nella lista statunitense

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La liberazione dei prigionieri è un fatto importante, ma ancora di più lo è l’aver iniziato un percorso di dialogo con L’Avana. È quanto ha dichiarato il 7 gennaio la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Jennifer Psaki, commentando la notizia della scarcerazione, finalmente decisa dal governo di Raúl Castro ventiquattr’ore prima, di cinquantatré dei prigionieri politici il cui rilascio era stato richiesto dagli Usa. Come scrive il Washington Post, nessuno nella comunità dei dissidenti cubani ha idea di chi queste persone siano, e per il momento né la Casa Bianca, con al suo fianco il Dipartimento di Stato, né il Palazzo della Rivoluzione hanno intenzione di togliere il riserbo sui nomi inseriti nella Obama’s List; quel che è certo però è che, come ha detto il portavoce del Presidente, Josh Earnest, i detenuti per i quali gli Usa hanno sottoscritto l’accordo con Cuba continueranno ad essere liberati “a scaglioni”.
Questa “segretezza” intorno ai nomi della lista, com’era prevedibile, ha fatto scendere i repubblicani sul piede di guerra. Ma, sul fronte cubano, l’atmosfera al Congresso si era fatta piuttosto incandescente già nelle settimane immediatamente successive al 17 dicembre 2014, la, data, cioè, dello storico riavvicinamento Obama-Castro. Non c’era voluto molto, infatti, perché proprio il ritardo nelle procedure di liberazione  di quegli uomini scatenasse i falchi nelle file del partito dell’Elefantino: il senatore Marco Rubio, uno dei probabili candidati a presidente nel 2016,  sino a poche ore prima della “fumata bianca” da Cuba  aveva invitato l’amministrazione Obama a interrompere ogni trattativa con L’Avana. Oltretutto, egli osservava, quali altre prove di affidabilità aveva dato Raúl Castro, oltre ad aver fatto arrestare più di una dozzina di oppositori, nel momento stesso in cui si accordava per liberarne cinquanta? E poi, concordava con lui Jeb Bush, altro conservatore papabile per la Casa Bianca, in cambio di qualche scarcerazione si era concesso a Cuba un notevole alleggerimento del regime di embargo, senza però aver avuto garanzie dai due Castro di un’effettiva volontà di avviare una transizione verso la democrazia.

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