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Pistorius, cinque anni per omicidio fidanzata

Per il campione niente servizi sociali

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Quattro colpi di pistola contro la porta del bagno: dietro di essa, abbattuta dalle pallottole, la sua bellissima fidanzata, Reeva Stenkap, che, come egli sostiene, aveva scambiato per un ladro. Con questo atto scellerato, efferato, compiuto nella notte tra il 13 e il 14 febbraio 2014, Oscar Pistorius, la gazzella bionica, bandiera dello sport paralimpico, l’atleta sudafricano più famoso al mondo insieme a Chad le Clos, ha bruciato una carriera sportiva esemplare; ha letteralmente buttato nel cestino un’immagine di campione dal cuore d’acciaio e dalla volontà adamantina, più forte delle sue stesse limitazioni fisiche. E c’è di più: a suo carico c’è anche la violazione delle leggi sull’uso delle armi.
Omicidio colposo. Il 21 ottobre viene confermata la condanna del 12 settembre scorso. La pena è stata quantificata in cinque anni di reclusione  dalla giudice Thokozile Masipa, del tribunale di Pretoria; ad essi se ne aggiungono altri tre, sospesi con la condizionale, per possesso illegale di armi: questo capo d’accusa si riferisce, in realtà, ad un’altra vicenda in cui Pistorius ha avuto il “grilletto facile”, una sparatoria in un ristorante di Johannesburg, nel gennaio 2013. Niet assoluto da parte della Masipa alla richiesta, avanzata dalla difesa, di assegnare l’imputato ai servizi sociali: a suo avviso la proposta dei legali di Pistorius è irricevibile perché assolutamente “inappropriata”, rientrando l’ormai ex atleta in quella categoria di persone che, a rigore, dovrebbero essere beneficiarie dei servizi sociali. Ma allo stesso tempo e per gli stessi motivi, ella ritiene, anche una pena carceraria oltremodo lunga sarebbe “spietata” (in Sudafrica la pena massima per omicidio è di quindici anni). Pistorius sarà comunque rinchiuso in una struttura che ospita già un centinaio di disabili. Ma i suoi avvocati già calcolano che lì non sconterà più di dieci mesi, per poi passare ai domiciliari.

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