Lo ha denunciato l’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Jaafari, il 17 settembre. Gli uomini di al-Nusra ormai non solo hanno il controllo totale del versante siriano del Golan, ma si permettono anche di terrorizzare i soldati Onu a presidio della zona e di metterli in fuga. I loro veicoli sono ora in possesso dei miliziani alqaedani, per non parlare delle munizioni; e nel bottino sono incluse anche le divise, che gli estremisti non disdegnano di indossare: “I terroristi ormai viaggiano sulle auto con il logo delle Nazioni Unite, vestono le uniformi e adoperano le armi dell’Undof, oltre alle loro postazioni, da dove sparano all’esercito siriano e agli abitanti dei villaggi della zona”.
Al-Nusra ha fatto del Golan le sue Termopili: da lì nessuno passa più senza il suo permesso, che sia soldato Onu o osservatore internazionale. Ne sanno qualcosa i quarantacinque peacekeepers fijiani delle Nazioni Unite, catturati ai primi di settembre e rilasciati l’11 per gentile concessione dei miliziani, consultatisi con i loro capi religiosi: ma, se soltanto avessero voluto persistere nella loro trattativa, probabilmente avrebbero ottenuto qualsiasi cosa.
Le soluzioni passano dal consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro. Ma
Jaafari non si è limitato a render conto del quadro di emergenza: ha anche espresso il timore che dietro l’espansione di al-Nusra possa esserci una specie di cospirazione di cui farebbero parte Israele, Qatar e Giordania per destabilizzare la Siria.