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Egitto: 20 giornalisti accusati di terrorismo

Il Paese è uno dei più pericolosi per la libertà di stampa

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Venti giornalisti, tra cui quattro stranieri dell’emittente Al Jazeera, andranno a processo. Le accuse lanciate sono concorso in associazione terroristica e diffusione di notizie false. L’incriminazione è basata sulla decisione del governo egiziano che il mese scorso aveva dichiarato i Fratelli Musulmani, un’organizzazione terroristica. Alcuni giorni dopo, quattro reporter del canale inglese dell’emittente, vicina al movimento islamista, vennero arrestati all’hotel Marriott del Cairo.

Tra di loro c’è anche il pluripremiato giornalista australiano, Peter Greeste e il suo collega di cittadinanza egiziana e canadese, Mohammed Fahmi. I nomi dei 20 imputati non sono ancora noti, ma questi quattro reporter sarebbero tra gli accusati assieme anche ad altri due cittadini britannici e un olandese. Inoltre, la tesi dell’accusa sostiene che i giornalisti del canale del Qatar avrebbero creato una redazione al Marriott, servendosi di immagini e fotografie, per aiutare i gruppi terroristici e influenzare l’opinione pubblica. Secondo quanto riportato dalla dichiarazione del procuratore, otto degli accusati sarebbero già in carcere, mentre per gli altri dodici, è toccato un mandato di cattura.

Al momento, Al Jazeera non ha rilasciato nessuna comunicazione ufficiale e ha specificato che gli avvocati manterranno il silenzio stampa. Ciò che è ancor più strano è che per la prima volta, nella storia dell’Egitto, dei giornalisti andranno a processo con l’accusa di terrorismo. Sotto la dittatura di Mubarak, alcuni reporter egiziani vennero accusati di associazione terroristica, ma non andarono mai a giudizio. Quello che sta accadendo in queste ore è l’ennesimo segnale della repressione contro gli addetti all’informazione, il cui lavoro è sempre più a rischio. In totale i giornalisti detenuti in carcere nel paese sono quaranta. 

Secondo quanto riportato dal sindacato dei giornalisti egiziano, solo lo scorso 25 gennaio – durante gli scontri nel terzo anniversario della rivoluzione -19 reporter sono stati arrestati, mentre 36 sono stati aggrediti. Alcuni, poi, sono stati picchiati da gruppi di civili, altri detenuti, senza motivo, per ore, nei commissariati. Il comitato per la protezione dei giornalisti nel suo report annuale, presentato lo scorso 30 dicembre, ha posizionato l’Egitto come il terzo paese più pericoloso per i giornalisti, dopo Siria e Iraq. Il 2013 ha visto anche uno dei numeri più alti di giornalisti uccisi nella storia del paese: 12 morti, di cui 8 durante lo sgombero da parte dei militari del sit-in islamista di Rabaa el Adaweya. Quattro di loro, invece, sono morti mentre seguivano gli scontri tra polizia e manifestanti. Una situazione che, nonostante le garanzie sulla libertà di stampa contenute nella nuova Costituzione, non porterà grossi miglioramenti per l’Egitto. Per via dei frequenti attacchi contro i reporter, il Press Freedom Index posiziona l'Egitto al 158esimo posto su 179, confermandosi uno dei paesi peggiori per la libertà di stampa ed espressione.

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