Le colonie insediate da Israele insediate in Cisgiordania non hanno alcun “fondamento legale”. E’ questo il cuore della risoluzione approvata ieri dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite proposta congiuntamente dalla Malesia, dal Senegal, dalla Nuova Zelanda e dal Venezuela.
La risoluzione è passata con 14 voti a favore e un’astensione: quella degli Stati Uniti. Ed è proprio questo fatto che rende storico questo voto. Gli Stati Uniti, paese storicamente sostenitore dello Stato d’Israele, non solo di sono astenuti ma non hanno nemmeno esercitato il loro diritto veto (riservato ancora a Usa, Gran Bretagna, Russia,Cina e Francia).
La risoluzione tra le altre cose chiede “nuovamente” a Israele di cessare “immediatamente e completamente” tutte le attività degli insediamenti che costituiscono una violazione del diritto internazionale e sono “l’ostacolo maggiore alla realizzazione di due Stati e all’instaurazione di una pace globale giusta e durevole”. Il Consiglio di Sicurezza auspicando la ripresa delle attività diplomatiche del processo di pace, inoltre, ha detto che alcune delle modifiche ai confini approvati nel 1967 non saranno riconosciute ad eccezione di quelle concordate tra le due parti in conflitto”.
Si tratta di un voto importante perché nel 2009 su una mozione simile che condannava gli insediamenti gli Stati Uniti utilizzarono il loro diritto di veto, anche se storicamente Israele non ha mai rispettato le tutte le altre risoluzioni approvate dall’Onu a partire da quella del 1948 per la spartizione dei territori e quella del 1967 per il rientro dai territori palestinesi occupati dopo la “guerra dei 6 giorni”.
Le reazioni all’approvazione del documento sono state quasi tutte senza mezzi termini. Il Primo Ministro israeliano Netanyahu ha condannato tutta l’attività dell’amministrazione Obama sul conflitto israelo-palestinese mentre Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, ha espresso soddisfazione per la scelta della comunità internazionale che già nel 2012 aveva ammesso l’Anp come stato osservatore dell’Onu.
Il voto all’Onu è stato probabilmente per l’amministrazione uno degli ultimi atti per incidere sulle scelte internazionali prima della fine del mandato il prossimo 20 gennaio. Resta ora da capire quali saranno le contromosse di Trump il quale, nel criticare il comportamento Usa all'Onu, ha dichiarato che dopo il 20 gennaio la sua amministrazione adotterà scelte completamente differenti e schierate in modo netto con Israele.