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Siria, al-Nusra si stacca da al-Qaida

Intanto a Ginevra Usa e Russia cercano accordo su Aleppo

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Divorzio consensuale, direbbero i matrimonialisti.

Ma (per fortuna, direbbero sempre loro) non c’è il problema della divisione dei beni o degli alimenti a carico o dell’affidamento della prole: ieri al-Nusra e al-Qaeda si sono divisi, punto. E ognuno per la propria strada.

Laggiù, nella Siria presa a tenaglia dalla guerra civile e e dai bombardamenti anti-Isis russo-damasceni ma anche arabo-americani, l’ala nazionale della rete binladeniana ha preferito distaccarsi dalla casa madre (col consenso di quest’ultima, come detto) per una questione di sopravvivenza: evitare di finire decimata dai bombardamenti congiunti contro l’Isis delle truppe di Putin e di quelle di Assad, incrociati con quelli degli americani e degli alleati arabi. Bombardamenti che, nonostante il Fronte al-Nusra non c’entri con l’Isis, continuano a coinvolgerlo.

Ad annunciare la scissione, in un comunicato circolato online, il leader di al-Nusra, Abu Muhammad al Golani. In tempo reale, il numero 2 di al-QaedaAhmad Hasan Abu al Khayr, rispondeva al video-messaggio di Golani, confermando e –in modo non così sorprendente – approvando la decisione di al-Nusra di distaccarsi. Perché diciamo “non così sorprendentemente”? Perché i miliziani di al-Nusra, liberati dalla classificazione di terroristi, potrebbero rientrare, in quanto guerriglieri espressione di una minoranza religiosa, nella tregua prevista dall’accordo russo-americano in corso di definizione a Ginevra (dove dal 25 luglio si sta svolgendo un vertice trilaterale Russia-Onu-Siria): il che consentirebbe loro di continuare a combattere per il grande progetto jihadista, ma senza essere ritenuti nemici immediati.

Non a caso a distacco consumato al-Nusra ha scelto di chiamarsi “Fronte per la conquista del Levante”: una denominazione di battaglia, appunto, che sembra evocare un movimento indipendente di combattenti senza connotazioni apertamente jihadiste.  Nella sostanza, però, non cambia niente. Da sempre al-Nusra, anzi, cerca di danneggiare l’Isis (che, lo ricordiamo, non ha origini al-qaedane, ma nasce in Iraq dai residui dell’esercito di Saddam Hussein a cui nel tempo si sono aggiunti altri reparti militari iracheni dissidenti e vari estremisti, soprattutto giovani leve), proprio perché in Siria vuole avere il monopolio delle operazioni in nome della Guerra Santa.

A Ginevra, intanto, ha tenuto banco la questione di Aleppo: la parte orientale della città, che resta nelle mani delle forze anti-presidenziali, è interessata nelle ultime ore da un durissimo assedio portato dalle truppe di Damasco. I delegati russi, al fianco di quelli statunitensi, sono impegnati a garantire corridoi umanitari alla popolazione, mentre Assad ha promesso l’amnistia a tutti i combattenti che si arrendano e depongano le armi da qui a tre mesi.

E l’Isis? Non è stato certo con le mani in mano. Infatti a Buyir, una località a metà strada tra il confine con la Turchia e Manbij, una roccaforte jihadista assediata da forze arabo-curde, lo Stato Islamico si è “divertito” a giustiziare sommariamente 24 civili, come riferisce l’Osservatorio Nazionale per i diritti umani: con questo atto di rappresaglia i terroristi hanno voluto dare l’addio ad un villaggio conquistato dal fronte filo-occidentale. E ad aggiungere orrore all’orrore continuano a mettercisi i bombardamenti anti-Califfato: nel corso di un raid aereo ad Idlib, infatti, è stata distrutta una clinica pediatrica.

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