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Brexit, il timore degli Usa

A poche ore da referendum summit tra autorità vigilanza finanziaria

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Brexit, la paura fa ventitré.

Ventitré come 23 giugno, naturalmente, dies veritatis in Gran Bretagna riguardo al suo futuro nell’Ue. Quel giorno è arrivato, in realtà: in queste ore, e fino alle 22.00 di stasera, si vota nel Regno Unito per decidere se continuare a stare dentro la Comunità dei 28 od uscirne. Alzi la mano, tra i grandi vertici politici e finanziari della comunità internazionale, chi non sta sentendo dentro di sé un’ansia crescente: a ragion veduta, si tratta del battiquorum dei mille e più referendum italiani moltiplicato per diecimila. E la paura (non è certo una cosa straordinaria, dopotutto) si avverte anche lì, nell'apparentemente olimpico Oltreoceano.

A Washington, infatti, ventiquattr’ore prima del decisivo voto inglese, si è svolto un vertice straordinario dello Fsoc (Financial Stability Oversight Council), l’organo che mette insieme tutte le autorità di vigilanza del settore finanziario, con in prima fila la Sec (l’equivalente a stelle e strisce della nostra Consob) per valutare i rischi di un’uscita della Gran Bretagna dalla Ue e abbozzare le prime, primissime contromisure d’urgenza.

Al summit ha preso parte anche il segretario (leggasi ministro) al Tesoro Jacob Lew. In una nota rilasciata dal Dipartimento da lui guidato si traccia un breve riassunto di quello che è stato l’andamento della riunione: “Il mercato – si legge – ha discusso i recenti sviluppi sui mercati inclusa la possibilità di un distacco del Regno Unito dall’Unione Europea.” Fra qualche ora sapremo se sarà severance or perseverance.

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