Carenza di zucchero.
E non stiamo parlando di problemi alimentari, anche se qualcuno, laggiù da quelle parti, si augurerebbe che di questo si trattasse. No, è letterale: in Venezuela manca proprio lo zucchero. Non se ne trova pIù, o se ne trova ormai pochissimo. E non è stata certo una crociata dei fanatici del dietismo a rendere la patria di BolÃvar un Paese sugarfree: la colpa, semmai, è stata della crisi economica.
Ed ecco la temuta equazione: niente più zucchero, niente più produzione di tanti beni industriali ad un tempo dilettevoli e vitali. Uno tra essi, anzi il primo fra tutti, è la Coca-Cola. Per la multinazionale di Atlanta gli affari non hanno nulla di quella dimensione idealistica e soave che è invce tipica delle bollicine o dei sorsi caramellati di ristoro nel mondo pubblicitario della sua bevanda ammiraglia: se manca la materia prima, non si possono fare miracoli, si taglia.
Fortuna, però, che tra il 2013 e il 2014 sono apparse sugli scaffali dei supermercati la Coca-Cola Life e la Coca-Cola Zero, che, 33 anni dopo lo sbarco sul mercato della Diet Coke, hanno rivitalizzato, anche in termini di business, il settore delle bibite a basso contenuto calorico se non proprio senza zucchero: gracias a Dios queste nuove bibite fanno sì che la Coca-Cola non chiuda completamente i battenti nell’ex regno di Chavez, ma, per il momento, decida di continuare solo con i prodotti che prescindano dall’impiego di zucchero.
E, per una volta, il Venezuela deve mettere da parte le rivalità da Coppa America e ringraziare Argentina e Cile, dove una delle Coca-Cola dietetiche ultime nate, la Life, è stata concepita e sviluppata.

