Tredici anni dopo. 

Tredici anni dopo la sospensione dei rapporti tra i 28 stati membri e l’isola di Fidel Castro, l’Ue e Cuba hanno firmato un accordo – uno storico accordo – per normalizzare le proprie relazioni; il calendario segnava la data di venerdì, 11 marzo.

L’intesa è stata siglata a L’Avana durante la visita dell’alto rappresentante per la politica estera Ue, l’italiana Federica Mogherini. Un risultato diplomatico di valore certamente epocale, che è il culmine di una serie di negoziati che erano stati intrapresi già da due anni e che si inserisce nel solco dell’altrettanto epocale ravvicinamento tra Usa e Cuba, sancitolo scorso luglio dalla riapertura dell'ambasciata cubana a Washington  e di quella statunitense a L'Avana.

“Si tratta di un passo storico”, ha dichiarato giustamente, e con legittima soddisfazione, la Mogherini, senza alcun dubbio in prima linea nel raggiungimento di questo decisivo traguardo. Fu proprio la Mogherini, nel corso di una visita compiuta nella capitale cubana a marzo del 2015 per conto dell’Unione, a preparare il terreno per raggiungerlo definendo con Raúl Castro i termini e gli ambiti di applicazione dell’accordo di cooperazione a quel tempo ancora in fieri: si concordò che esso avrebbe riguardato settori produttivo-finanziari di importanza cruciale come agricoltura, energie rinnovabili e turismo. 

Qualche incomprensione in più ci fu sul fronte delle rassicurazioni in materia di diritti umani: su questo terreno, in effetti, a tutt’oggi, non c’è ancora molta chiarezza, ma è lecito immaginare che il cammino per sfondare anche quest’altro muro di separazione tra Cuba ed Occidente sarà probabilmente ancor più lungo.