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Lite tra genitori e figli

3 cose da sapere

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Di Giorgio Nadali

Il litigio altro non è che un errore di comunicazione. Si litiga perché non ci si ascolta, perché l’autoritarismo non è l’autorità che stimola a migliorare, si litiga perché si umilia e non si apprezza abbastanza e soprattutto… perché non si emoziona. Dale Carnegie scriveva: “Quando trattiamo con la gente, ricordiamo che non stiamo trattando con creature dotate di logica stiamo trattando con creature dotate di emozioni”. Vale per tutti, a tutte le età.

Come fare per evitare la maggior parte dei litigi in famiglia? Dipende da come viene percepito un genitore. L’autorità (di un genitore, ma non solo) viene percepita e soprattutto accettata interiormente come tale solo quando stimola, fa riflettere, emoziona, entusiasma e… incuriosisce. Se vuoi evitare molte liti ci sono sicuramente tre cose da tenere presenti.

1) Usa le parole giuste

La comunicazione può essere consegnata come una domanda, una dichiarazione o un comando. Ci sono tre parti della comunicazione: 1. Le parole che vengono utilizzate. 2. Come lo dici, cioè il volume, la tonalità e il tempo. 3. Il linguaggio del corpo. Le parole dovrebbero creare una rappresentazione nella sua mente in immagini, suoni e sentimenti. Quando trasmetti un messaggio, pensa in termini di scrittura di una sceneggiatura per un film. Cosa vuoi che tuo figlio veda, ascolti e senta nel cinema della sua mente?

Una cosa è dire: “Metti a posto la tua stanza, sembra un porcile”

Cosa trasmette? Un comando che umilia. Mai umiliare. Non è possibile educare umiliando. Non sarà mai percepita come una richiesta lecita. Per far riconoscere a un figlio una regola occorre far leva sulle emozioni.

Un’altra è dire: “Il disordine non ti aiuta a rendere come vorresti, vero? Conto su di te per sistemare un po’ la tua stanza e se vuoi un aiuto io ci sono”

Oppure, se vuoi che tuo figlio porti fuori i rifiuti di cucina, si tratta dei tuoi bisogni o di tuo figlio? Pensaci: che interesse ha tuo figlio per i rifiuti di cucina? Probabilmente interesse zero, fino a quando non lo inviterai a pensarci in un modo profondamente diverso.

2) Emoziona e comunica in modo carismatico

Invece di ordinare a tuo figlio cosa fare, poni domande che lo invitano a pensare in modo tale da sviluppare un interesse per ciò che desideri.

Per prima cosa chiarisci qual è il risultato desiderato. Vuoi dire ogni giorno al bambino di buttare la spazzatura o vorresti che se ne assumesse la responsabilità? Non sarebbe bello se tuo figlio buttasse via la spazzatura perché lo ha voluto lui e non perché gliel'hai detto tu?

Esempio: “Ti sei mai chiesto dove finisce tutta questa spazzatura? Lo sapevi che i sacchetti di plastica possono finire nell'oceano uccidendo la vita marina?” E così via…

3) Motiva

La comunicazione efficace motiva e convince! Prima apprezza e dopo indica un miglioramento.

“La matematica va bene, ma in storia dovresti sforzarti di più”

    Condizionamenti negativi:

“Ma”: disillude

“Dovresti”: il condizionale è il tempo dell’incertezza

“Sforzarti”: comunica fatica

“Di più”: troppo generico

Meglio:

“Sono molto contento dei tuoi risultati in matematica e sono sicuro che, con un’ora in più di impegno di studio al giorno, conseguirai i medesimi brillanti risultati anche in storia”

Elementi di efficacia:

“E” esorta

“Conseguirai”: il futuro esprime possibilità

“Impegno”: incoraggia

“Brillanti risultati”: fa intuire il successo

Le parole contano!

 

 

 

 

 

 

 

 

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