«Non è ancora morto e sepolto». È cosi che il professor Daniel Miller, antropologo dell’University College di Londra, ha dichiarato nei confronti di Facebook, uno dei social network maggiormente conosciuto, a livello globale. Un mese fa, è stata individuata una migrazione di massa degli utenti tra i 16 e i 18 anni, verso altre applicazioni: da Twitter a Instagram, da Snapchat a WhatsApp. Facebook, ha già registrato un calo del 20%, lo scorso anno. Lo accerta una ricerca condotta da John Cannarella e Joshua Spechler del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell’università di Princeton (Usa): l’emorragia di utenti (peraltro già iniziata) sarà sempre più evidente. Finché, tra il 2015 e il 2017, non rimarrà che una pochissima parte di fedelissimi clienti. Entro quella data, secondo i ricercatori, il social network di Zuckerberg sarà una storia archiviata per la stragrande maggioranza dei suoi iscritti. Facebook, è come una sorta di epidemia, perchè ha infettato più di un miliardo di persone, con 580 milioni di utenti che si connettono quotidianamente.
Se è corretto il modello della malattia, che si diffonde rapidamente e velocemente svanisce, anche i fan del social smetteranno di frequentarlo sotto l’influenza di chi avrà perso interesse prima di loro. La condizione necessaria perché ciò avvenga, per gli studiosi, non è altro che il contatto tra un 'malato' (cioè un iscritto a Facebook), con un non malato, il quale distoglierà il contagiato dall’utilizzo. Un meccanismo speculare a quello che ne ha decretato il successo: man mano che aumentava l’interesse per Facebook, gli iscritti hanno fatto da motore alla crescita, diffondendo la conoscenza, l’interesse e dunque la 'malattia'. Mentre, adesso che il calo di questo social network è assicurato e i più giovani sembrano lasciare spazio ai loro genitori, davanti alla creatura di Mark Zuckerberg, sembra aprirsi la via dell’oblio.
Una conclusione che i maghetti di Princeton accompagnano con parabole e formule che ne supportano la scientificità . Inoltre, se le previsioni fossero mirate, anche la capitalizzazione di quella che è fino ad oggi una potente macchina da soldi (con una valutazione di 140 miliardi di dollari, collocata nel maggio del 2012 a 38$ per azione), rischierebbe un drammatico ridimensionamento.
L’utilizzo del modello epidemiologico è stato in precedenza rivalutato anche per un altro bene immateriale, come le idee. Queste, come le malattie si diffondono in maniera virale tra le persone e vengono condivise attraverso contatti e mezzi di comunicazione prima di perdere forza. È solo dopo che l’idea non viene più espressa e sostenuta che ci troviamo di fronte ad una sorta di 'immunizzazione'.
Tuttavia, la piattaforma di Menlo Park potrebbe prendere altre iniziative pur di continuare ad attrarre un numero più ampio di utenti. Basti pensare ai tentativi di Zuckerberg di mettere le mani su Snapchat, per la quale ha presentato un’offerta miliardaria. Anche la possibilità di modificare il NewsFeed con un nuovo algoritmo, quella di ottimizzare i contenuti che si visualizzano, la 'dieta' dei post visibili, che rende più chiara la visualizzazione della pagina personale e la modifica delle impostazioni della privacy, possono essere considerati esempi ad hoc.