È il mantra che accompagna Emanuela Castaldo nel cammino fuori dalla violenza. Nel libro e in questa intervista rivela la forza delle piccole conquiste quotidiane, il bisogno di essere creduta, la voglia di amare ancora. Una testimonianza che parla al cuore e smuove le coscienze.
Emanuela, è un piacere averti qui. Da dove nasce la passione per la scrittura? Quando ti sei resa conto di dover mettere per iscritto “I pensieri di una donna scalza”?
Grazie a voi, nasce da ragazzina come per tutti quelli che amano scrivere..Poi dopo la laurea ho iniziato a fare comunicazione e ho accantonato il sogno.
I pensieri di una donna scalza nasce in casa rifugio come diario di ricostruzione poiché amo scrivere, ho usato la mia passione come terapia.
Perché la protagonista si è sentita “una cattiva madre”? Ci sono ancora pregiudizi in merito alla denuncia?
In Italia il giudizio sulla donna soprattutto dove si viene giudicati è quasi sempre negativo. Come se la violenza fosse una colpa di chi la subisce non di chi la fa. Bisogna scardinare il pregiudizio partendo dal linguaggio di narrazione.
Da dove si può ricavare la forza, in questi contesti?
Dai figli, io per loro mi sono rialzata e ho raccolto il minimo delle forze per costruire da zero tutta la nostra vita.
Se dovessi descrivere “Emanuela” ed “Ema”, che parole utilizzeresti?
Emanuela è una donna che brillava ma poi si è spenta, diventando debole e disamorata di sé stessa. Ema la descrivo in una parola è rinascita.