Non poteva non risentire di quanto sta accadendo nel mondo e in particolar modo in Kenya la veglia pasquale 2015. Il papa ha infatti sottolineato l'importanza di non tacere davanti alle sofferenze dei fratelli.
La veglia pasquale è rito molto antico e suggestivo, che si fonda su i due elementi principali per la vita dell’uomo: l'acqua e il fuoco. I battezzati nella notte di veglia sono stati dieci , tutti adulti , la più giovane una cambogiana di tredici anni e la più anziana una keniana di 67 anni. Tutti presenti con veste bianca, candela in mano. Dopo aver invocato lo spirito santo per i dieci, il Papa ha unto la fronte di ognuno di loro. La messa solenne è iniziata nell’atrio della basilica di San Pietro dove il papa aveva preparato il cero pasquale, incidendo su di esso il simbolo dell’alfa e dell’omega, segno del principio e della fine del tempo e la data dell’anno in corso . Dopo Averlo acceso il pontefice ha passato la fiamma alle fiaccole dei fedeli.
Papa e fedeli sono entrati nella basilica immersa nel buio ma è stata illuminata solo dopo che è stato intonato per tre volte il "Lumen Christi". A celebrare la veglia con il Papa 40 cardinali, 30 vescovi e 350 preti. Tre letture, una epistola, il vangelo, quattro salmi, in cinque lingue: francese, spagnolo, inglese, italiano e latino e nell’omelia il Papa ha iniziato citando l’episodio che vede , la mattina dopo la morte di Gesù, le donne, entrare nel sepolcro per ungere il corpo del maestro con sentimenti di dubbio e timore, queste le sue parole:
"Entrate nel sepolcro. Ci fa bene. Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere? E’ molto di più! Entrare nel mistero, significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla. Entrare nel mistero , ci chiede di non avere paura della realtà : non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi. "Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l'indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità , della bellezza e dell'amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione". Per entrare nel mistero ci vuole umiltà , l'umiltà di abbassarsi, di scendere dal piedestallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l'umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono. “