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5° Tappa del mio Giro d’Italia in Moto - Trofeo Turistico “Borghi In Moto 2024”

Pacentro – Pescocostanzo e Rocca San Giovanni

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Abruzzo, 27 maggio. Prosegue il mio tour in una regione che non delude mai. I paesaggi e i colori che mi si pongono davanti sono stupendi; i profumi e la storia invogliano a viaggiare e curiosare anche nelle stradine impervie, lisce e acciottolate, che mettono a dura prova il centauro. Il programma di oggi è ricco: vedremo Pacentro, Pescocostanzo, l’Eremo Dannunziano con il suo promontorio sulla costa dei trabocchi, Rocca San Giovanni e l’Abbazia di San Giovanni in Venere.

Pacentro

Pacinus, Pacinos, Pacine, Pacino: sono molte le congetture circa l’origine del toponimo. Probabilmente è legato al nome di qualche antico borgo, forse d’origine latina, come farebbe supporre il ritrovamento in zona di fabbriche, lapidi e sepolcri. La leggenda narra che Pacinus, eroe troiano, lasciato Enea sulle rive del Tevere, si inoltrò per il Sannio e, arrivato ai piedi del Monte Morrone, vi fondò Pacentro.

  • VIII sec.: La prima menzione di Pacentro si ha con la donazione al monastero di S. Vincenzo al Volturno della chiesa di Sancti Leopardo in Pacentru da parte dei duchi di Spoleto, Lupo e Ildebrando.
  • X-XI sec.: È eretto il castello a difesa della popolazione della Valle Peligna, minacciata dalle scorrerie di Saraceni e Normanni. Intorno ad esso sorgono le prime case e chiese, e si sviluppa l’economia del borgo.
  • 1170 ca.: Il Catalogo dei Baroni del Regno di Napoli informa che il castello di Pacentro è abitato da 48 famiglie.
  • 1270 ca.-1464: Periodo caldoresco. Con il riaccendersi della contesa tra Aragonesi e Angioini per la successione al Regno di Napoli, Pacentro diviene uno dei perni della lotta angioina contro gli Aragonesi sostenuti da Sulmona. Sotto Giacomo Caldora, Pacentro trova il modo di svilupparsi e conosce anche un periodo di relativo benessere. La sconfitta degli Angioini nel 1464 travolge Antonio Caldora, che perde tutte le sue terre.
  • 1483-1612: Il feudo è possesso del ramo di Napoli della famiglia Orsini. Con l’avvento della dinastia aragonese, i nuovi feudatari apportano modifiche sostanziali al castello.
  • 1613-1624: Pacentro appartiene al capitano Antonio Domenico De Sanctis.
  • 1626-1648: Smembrato dai creditori, il feudo perviene ai Colonna, principi di Zagarolo.
  • 1664: La Regia Corte di Napoli vende il castello a Maffeo Barberini, al quale subentrano poi i marchesi Recupito di Raiano, che lo tengono sino all’abolizione del feudalesimo.
  • XX sec.: Dopo essere stato interessato, nei decenni successivi all’Unità d’Italia, dal fenomeno del brigantaggio, il borgo è colpito nel corso del Novecento da due ondate di emigrazione, agli inizi del secolo e poi tra gli anni ’40 e ’60, che causano il suo spopolamento.

Lascio Pacentro alla volta di Pescocostanzo. La strada è bellissima e il paesaggio, avvicinandosi al borgo, sembra un luogo svizzero, ricco di animali al pascolo.

Pescocostanzo

Il toponimo PescusConstantii compare per la prima volta nella seconda metà dell’XI sec. Pesco, dal vocabolo osco pestlùm (latinizzato poi in pesculum, da cui la forma volgare Peschio), indica il basamento roccioso sul quale si è formato il centro abitato originario. Del Costanzo che legò il suo nome a quello del masso roccioso non si hanno notizie certe.

  • III sec. d.C.: Il ritrovamento di alcune tombe lascia supporre un insediamento in età romana.
  • X-XI sec.: Sorge il primo nucleo abitato, grazie alla rinascita delle attività agricole voluta dai monaci benedettini, verso il Mille. L’esistenza di un borgo fortificato è testimoniata da un’iscrizione del 1066 riportata su una delle formelle della porta bronzea della Basilica di Montecassino.
  • XIV sec.: Nuove costruzioni cominciano a occupare l’area a ridosso delle mura, mentre già era stato fondato l’antico nucleo religioso dove attualmente sorge la chiesa di S. Maria del Colle.
  • XV sec.: Il borgo continua a espandersi fino al 1456, quando viene distrutto dal terremoto.
  • XVI sec.: La ricostruzione è rapida grazie anche al potenziamento della “Via degli Abruzzi” che unisce Napoli a Firenze evitando le insidie delle Paludi Pontine. Il rinnovamento urbano coincide con il governo illuminato di Vittoria Colonna (1525-47): la commissione degli “homini della Signora” diviene l’organo che sovrintende alle nuove espansioni urbane verso ovest e sud, conferendo al tessuto edilizio una conformazione molto vicina all’attuale.
  • XVII-XVIII sec.: Lo sviluppo economico e culturale, dovuto alla pastorizia e alle attività ad essa legate, richiama in paese maestri artigiani di provenienza lombarda, che danno impulso all’artigianato dell’oreficeria, del ferro battuto, dei tessuti, del legno, dei merletti. È il periodo d’oro del borgo, che si arricchisce di chiese, palazzetti, case a schiera e opere d’arte. Nel 1774, l’Università di Pescocostanzo riesce ad acquistare definitivamente dal feudatario tutti i diritti sulla propria terra.

Lascio le montagne abruzzesi per spostarmi sul mare e vedere la costa dei trabocchi, per giungere poi a Rocca San Giovanni.

Rocca San Giovanni

Rocca San Giovanni risale alla metà del secolo XI, quando Oderisio I, abate del monastero di San Giovanni in Venere, fortificò il piccolo abitato che gli sorgeva vicino, chiamandolo Rocca San Giovanni.

  • 1047: La prima testimonianza dell’abitato è in un diploma dell’imperatore Enrico III indirizzato al monastero di San Giovanni in Venere.
  • 1076: L’abate Oderisio I fortifica il piccolo nucleo di case per la difesa degli abitanti e dei monaci, includendovi una chiesa dedicata alla Madonna e a San Giovanni Battista.
  • 1200: Oderisio II ingrandisce l’abitato espandendo le mura e rendendole più possenti, al fine di accogliere nei momenti di pericolo gli abitanti sparsi nei casolari; fa costruire tre torri ed erigere la parrocchiale di San Matteo.
  • 1346-81: In lotta con Lanciano, l’abbazia di San Giovanni in Venere e la Rocca vivono momenti difficili, che si concludono con l’incendio del borgo.
  • 1456: Un forte terremoto rade al suolo buona parte delle abitazioni e della cinta muraria.
  • 1530: Pirati turchi penetrano in paese e fanno alcuni prigionieri; Rocca si munisce allora di torri di avvistamento per prevenirne le scorribande.
  • 1627: Un altro terremoto porta morte e distruzione; la cinta muraria viene ricostruita e i Benedettini si prodigano nel restauro degli immobili di loro proprietà.
  • 1820-21: Il borgo partecipa senza successo ai moti carbonari, ai quali seguono anni di repressione.
  • 1860: Giustino Croce guida l’insurrezione popolare, strappa il vessillo borbonico e stabilisce per Rocca la scelta dell’Italia Unita; divenuto sindaco, nel 1862 inizia la costruzione del palazzo Municipale.
  • 1990: A seguito della demolizione di antiche abitazioni, viene creata l’odierna piazza che esalta la chiesa e il campanile, ma subisce negli anni la costruzione di edifici incongrui che ne mortificano l’armonia.

 

La mia giornata tra i borghi è giunta alla fine. Mi rimane solo di raggiungere il punto scelto per la notte, scaricare la moto e mettere in sicurezza il materiale raccolto durante il giro di oggi: foto e video. 

Rivedrò tutto per montare il video che vi lascio qui sotto. 

I borghi più belli d'Italia aspettano anche te. Vieni!

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