Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione per l'omicidio di Chiara Poggi. E' stata esclusa l'aggravante della crudeltà, che era stata chiesta dal sostituto procuratore generale. L'ex fidanzato della vittima è anche stato condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e all'interdizione legale durante il periodo della condanna. Dovrà pagare i danni alla famiglia di Chiara: un milione di euro di risarcimento per il padre, la madre e il fratello.
Questa mattina, in aula, Stasi aveva detto ai giudici: «Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente». E ancora: «In questi sette anni ci si è dimenticati che la morte di Chiara è stata un dramma anche per me. Era la mia fidanzata». Il verdetto di primo grado, esattamente cinque anni fa (era il 17 dicembre 2009), lo aveva assolto. Il gup aveva ritenuto il quadro istruttorio «contraddittorio e altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell'imputato».
Due anni dopo è partito, a Milano, il processo d'appello. Il procuratore generale di Milano, Laura Barbaini, aveva chiesto 30 anni di carcere per omicidio aggravato da crudeltà, e la parte civile un risarcimento di 10 milioni di euro. La difesa dell’ex studente bocconiano, invece, puntava sulla mancanza di prove. In effetti, la Corte d’Assise d’appello lo assolve ancora, perché «la decisione di primo grado è immune da vizi e merita di essere confermata». Ma nell’aprile del 2013, la Cassazione ha annullato il processo di secondo grado e ha rinviato gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano, per celebrare ancora una volta il processo, perché in secondo grado sarebbero stati sottovalutati gli indizi contro Stasi. Ed è nell’aprile di quest’anno che, a Milano, è cominciato il processo d'appello bis.
La Corte aveva chiesto, oltre al sequestro della bici nera da donna degli Stasi,accertamenti genetici sul bulbo di un capello che era stato trovato nel palmo della mano di Chiara. Ma anche la ripetizione dell’esame sperimentale sui movimenti di Alberto dopo la scoperta del cadavere.
Sono anche state studiate le impronte di quattro dita sporche di sangue, che l’assassino ha lasciato sul pigiama della donna. E anche i graffi, che due carabinieri della stazione di Garlasco avevano notato sull’avambraccio di Alberto Stasi (ma che non sono stati fotografati), sarebbero compatibili con una colluttazione.
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