È andata in scena ieri sera, al teatro Marconi di Roma, la prima di Medea.
Una rappresentazione già di per sé rischiosa perché assumere l'onere di interpretare un qualcosa che ha generato un Mito è quantomeno coraggioso.
La chiave che la regista e interprete della protagonista, Caterina Costantini, dà alla tragedia prende fonte sia dal testo di Euripide che da Seneca e il risultato è una Medea originale ma sorprendentemente rispettosa della classicità greco-latina.
La scena si apre con l'annuncio in latino del Nunzio interpretato Davide Varone Kagel e l'introduzione al personaggio protagonista.
Medea è la sposa di Giasone, l'eroe conquistatore del Vello d'oro, madre dei figli generati dal matrimonio, e cosa importante, non è greca come lui ma di origini barbare. Dopo i primi anni di unione felici e spensierati, Giasone decide di ripudiare la sposa per prendere in moglie la figlia del re di Corinto (Vincenzo Pellicanò), così da poter vantare la possibilità di succedere al suocero e diventare lui stesso il regnante.
Questo scatena in Medea tutte le reazioni che una donna non comune come lei può provare.
Medea è maga, saggia, passionale, consigliera, madre, moglie, vendicativa, cattiva, omicida e tante altre qualità e orrori, ma soprattutto, Medea è una donna.
L'idea di essere allontanata per motivi di vile interesse dal marito le fa quasi perdere il senno e comincia a covare vendetta, sarà disposta a compiere le azioni più infime, pur di saziare la sua sete di riscatto.
Sulla scena si percepisce la palpabile sensazione di strazio e angoscia, disperazione e rifiuto. Medea fa parte di quei personaggi che più si avvicinano alle tragedie e debolezze umane.
Il coro interpretato da Patrizia Tapparelli e Laura Mazzon rende umane le sensazioni che Medea prova.
La nutrice (Lorenza Guerrieri) rassegnata e afflitta cerca di salvare la donna dal suo destino e la invita a non compiere azioni che la trasformerebbero in un mostro, ma Medea ascolta solo la voce del suo dolore e l'umiliazione inflitta da Giasone (Marco Bianchi).
Le musiche contribuiscono alla sensazione di tristezza che la tragedia vuole rappresentare e sono curate da Eugenio Tassitano.
Le scene e i costumi sono di G.P.
La Medea di Caterina Costantini è in scena al teatro Marconi di Roma fino a domenica 24 marzo.

