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Giorgio Almirante e il nefasto mese di giugno

ancora storie e vicissitudini per il politico italiano

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Giugno 1971. Un ricercatore dell'Università di Pisa sta consultando un carteggio relativo all'anno 1944 nell'archivio storico del Comune di Marittima (Gr) quando si imbatte in un manifesto, piegato in quattro parti, relativo ad un bando (il cosidetto “decreto Graziani”) che decretava la fucilazione per “gli sbandati e le bande” che non si fossero consegnati ai comandi militari e tedeschi il 25 maggio 1944. L'attenzione del ricercatore viene catturata dal firmatario del bando: Il capo di gabinetto, per l'allora ministro della Cultura Popolare Fernando Mezzasoma, Giorgio Almirante. Giugno 2014. Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ricorda, nel centenario della sua nascita (era nato il 27 giugno 1914), Giorgio Almirante quale “espressione di una generazione di leader di partito che, pur con posizioni ideologiche molto differenti, hanno avuto un superiore senso dello stato che ancora oggi fa da esempio”. A parte il ricordo presidenziale però viene lamentato, come per esempio dal giornalista Marcello Veneziani, il silenzio da parte della stampa italiana riguardo al centenario del politico italiano, parlando di “sconfitta della civiltà, del rispetto e della memoria per il leader di una minoranza antagonista, amato da mezza Italia”. Il ritrovamento, nel mese di giugno del 1971, del manifesto a firma di Almirante, che per un incrocio di pochi giorni non ricadrà anch'esso nel mese di giugno, e il successivo invio dello stesso al quotidiano “L'Unità”, che uscirà immediatamente su un servizio intitolato “Un servo dei nazisti. Così Almirante collaborava con gli occupanti tedeschi” e che nel solito mese provocherà la reazione del politico con una querela contro il direttore del giornale Carlo Ricchini e la giornalista Luciana Castellina come l'imbastimento di un processo che si protrarrà per ben sette anni durante i quali, nel mese di giugno 1974, vennero prodotte inequivocabili prove documentate che attestavano la veridicità del manifesto, contestata dai difensori di Almirante. Il manifesto al centro della storia è datato 17 maggio e reca la scadenza del 25 maggio per la consegna ai comandi militari tedeschi ma avrà conseguenze tragiche il 14 giugno 1944 quando, anche per il mancato effetto del bando a firma di Almirante, vennero trucidati durante la cosidetta “strage di Niccioleta”, sempre nel territorio grossetano, ben 83 minatori da parte delle truppe nazifasciste. Nel mese di giugno del 1986 Almirante, insieme all'avvocato Eno Pascoli, viene rinviato a giudizio per il reato di “favoreggiamento aggravato” verso i neofascisti Vinciguerra e Cicuttini, autori della “strage di Peteano” avvenuta il 31 maggio 1972. Decisamente un mese nefasto e altresì ricorrente quello  di giugno nella vicenda personale di Giorgio Almirante, che continua a pesare in modo significativo a 26 anni dalla sua scomparsa e che lascia pensare molto sulla sua controversa storia.

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