A seguito dell'incontro dd. 04.06.14 presso la sede dell’ Equipe multidisciplinare per l'affidamento familiare (EMAF) e dopo attenta riflessione in famiglia abbiamo capito che l’unica possibilità di sbloccare la situazione è rappresentata dalla sostituzione dell’assistente sociale con una persona che possa godere della nostra fiducia. Vi scrivo questa lettera per chiedere il vostro aiuto al fine di permettere a me, a mio marito e a nostro figlio di iniziare un percorso serio di ricongiungimento famigliare che ritengo impossibile percorrere assieme alla dott.ssa Felicetti a causa delle considerazioni, e soprattutto dei fatti, che non ho avuto la possibilità di chiarire in quell'incontro e che andrò di seguito ad esporre. Anche mio marito non ha più alcuna fiducia nella dott.ssa Felicetti pur avendola incontrata anche da solo al fine di ricercare una qualche possibilità di dialogo e collaborazione. Vi preghiamo di aiutarci a sostituire l’assistente sociale non tanto per noi, ma per il bambino che soffre lontano dai suoi genitori che ama.
Forse avrete notato anche voi che nel corso dell’incontro sono stata accusata dall'assistente sociale di essere polemica. È stata lei stessa a innescare la polemica accusandomi anche falsamente di attività che non ho mai fatto (“distribuire volantini contro i servizi”), dare un messaggio ambivalente agli affidatari (“da una parte c'è una mamma adeguata e che si fa scrupolo e dall'altra dici voglio mio figlio e non condivido niente di quello che fate” “cosa avrebbero pensato gli affidatari se avessero visto la trasmissione?”).
Io non ho mai fatto propaganda contro nessuno, certo che voglio mio figlio e di certo non condivido quello che lei ha fatto e sta facendo. Inoltre, se gli affidatari avessero visto la puntata in TV avrebbero capito benissimo le mie posizioni visto che ho detto semplicemente che in sede di CTU la dott.ssa Felicetti ha dichiarato delle cose infondate:
- Ha affermato, sulla base di presunte dicerie di persone che rifiuta di indicare, che io ho dipendenze gravi quali tossicodipendenza e alcool-dipendenza, ma ha dimenticato di dire che è lei stessa ad aver convalidato le mie dimissioni dal SERT più di vent’anni fa.
- Ha dichiarato che uno psicologo (“lo psicologo del carcere” che io non ho mai visto in vita mia) mi ha diagnosticato un disturbo della personalità, ma dopo oltre un anno di ripetute richieste, anche da parte del legale, la dott.ssa continua ha rifiutarsi di mostrare questo certificato o quantomeno di fornire il nome di chi l'avrebbe redatto.
Nel corso dell’incontro dd. 04.06.14 ho ritenuto inutile inoltrarmi in una sterile discussione, ma ritengo importante chiarire le cose in questa sede per permettervi di capire la situazione.
Vorrei precisare che, per ignoranza e mal consigliati da un avvocato inetto, siamo andati a farci periziare senza un consulente di parte perché secondo quest'avvocato “non serve, si renderanno sicuramente di aver fatto uno sbaglio perché voi siete brave persone” – sembrava quasi che in Tribunale si sarebbero scusati con noi. Infatti, arrivati in udienza senza aver nemmeno visto la CTU (sempre a causa di questo legale), il dott. P. era molto perplesso e ci rimandava a una riunione con l'intero collegio giudicante perché non era convinto, nonostante le reiterate insistenze dell’assistente sociale che nel corso dell’udienza chiedeva di farci togliere il bambino. Purtroppo tale riunione, in cui io avrei finalmente avuto la possibilità di essere sentita da un giudice chiedendogli di chiarire le false affermazioni dell'assistente sociale (dopo che finalmente avevo potuto prendere visione della CTU), non ha mai avuto luogo. Stranamente, dopo pochi giorni è stato firmato il decreto di allontanamento.
Dopo l'allontanamento di Giorgio (nome di fantasia) avvenuto il 29 gennaio 2013, abbiamo incontrato più volte l'assistente sociale presso il CPI dove si trattavano argomenti connessi unicamente alla presenza di Giorgio (nome di fantasia) al centro. La sottoscritta ha anche cominciato a frequentare il Centro di Salute Mentale dopo l'udienza che ho menzionato, all'inizio autonomamente. Lo frequento tutt'ora con ottime relazioni che mai hanno menzionato la presenza di malattie psichiatriche a mio carico. Ma su questo percorso l'assistente ha insinuato che “tanto vado a dirgli quello che voglio” mentre in realtà mi sono presentata dal dott. L. con tutta la documentazione, la perizia, i decreti e con lui sto facendo un percorso serio e fruttuoso, come vi potrà confermare egli stesso. Dopo due soli incontri con il medesimo avvenuti tra aprile e giugno dello scorso anno, la dott.ssa Felicetti non lo ha mai più sentito, verosimilmente perché il dottore non era disponibile a farsi dire dall'assistente sociale come doveva lavorare. Quindi io vado dallo psichiatra da un anno e mezzo e la dott. Felicetti è da un anno non lo sente nemmeno.
Dopo vari solleciti volti a ottenere un progetto di rafforzamento delle capacità genitoriali, tra cui anche una lettera dell'avvocato Miraglia, dopo ben 9 mesi, la dott.ssa Felicetti ci ha finalmente comunicato che facevamo il progetto di rafforzamento anticipando che “volenti o nolenti” saremmo dovuti andare anche al Club Alcoolisti. Nonostante il nostro rifiuto lei continuava a insistere, minacciandoci persino di riferire al tribunale che non stavamo “collaborando”. Per imporci questo percorso ha dovuto contattare il Servizio di Alcoologia e in effetti lo ha fatto. L'unica cosa che ha ottenuto è stato di sentirsi dire dal dirigente che la cosa era impensabile, difatti il Servizio di Alcoologia aveva già ampiamente certificato che problemi di alcool non ce ne sono, e che nessuno ci avrebbe potuto obbligare a fare una cosa simile. Anche su questo la versione dell'assistente è stata differente. Infatti ci ha detto che il dirigente di alcoologia avrebbe detto che ci saremmo sentiti stigmatizzati. Invece a noi il medesimo dottore ha detto quanto ho riportato sopra. Sta di fatto che l'assistente ha dovuto rinunciare a un simile progetto e di fatto non ci ha nemmeno più convocati. Dopo questo incontro l’assistente ha persino affermato che se non erano problemi di alcol allora forse si trattava di “amnesie”. Come posso fidarmi di qualcuno che non cambia idea neppure davanti all’evidenza?
Da allora il nostro percorso di recupero è stato di nuovo accantonato e solo dopo oltre un anno e tanta insistenza siamo arrivati a farci prendere in carico dal Servizio di Psicologia Clinica. Anche in tale sede, come abbiamo sempre dichiarato, eravamo disposti a tutto (purché partendo da fatti certi e non da menzogne). Desideravamo collaborare e sottoporci a qualsiasi tipo di controllo. Finalmente, dopo quasi un anno, il progetto di “rafforzamento” delle capacità genitoriali era partito. Ma anche qui siamo partiti con il piede sbagliato. Infatti, nel corso dell’incontro del 23 dicembre 2013 la dottoressa M. ci ha detto di aver ricevuto una lettera inviata dalla dott.ssa Felicetti Maria Gloria in relazione al punto 4 del decreto del Tribunale dei Minorenni di data 15.01.13 nell’ambito del procedimento n° 193/2011. Nella lettera la dott.ssa Felicetti ha scritto: “…ai fini di una prima valutazione e successivo percorso terapeutico di recupero delle capacità genitoriali.” Non riuscivamo a comprendere questa alterazione dato che il punto 4 del decreto in oggetto recita espressamente: "4) che i genitori intraprendano, secondo le indicazioni del Servizio Sociale affidatario, gli idonei percorsi terapeutici per il rafforzamento delle loro capacità genitoriali, in particolare la madre tramite il servizio di Psichiatria territoriale”. In pratica l'assistente sociale stava tentando di farci sottoporre a una nuova valutazione, invece di fare quanto richiesto dal Tribunale.
Abbiamo scritto una lettera chiedendo all’assistente sociale di chiarire i fatti ma lei non ha mai risposto. In seguito la psicologa dott. M. ci ha chiesto cosa ci aspettassimo dal lavoro con lei, mio marito ha detto che sperava di avere finalmente la possibilità di poter essere ascoltato per chiarire i fatti e per tutta risposta siamo stati dimessi in quanto non trattabili perché non ammettiamo i nostri problemi. A nostro avviso invece il percorso è fallito principalmente a causa della mancata risposta da parte dell’assistente sociale e comprendiamo l’impossibilità della dott.ssa M. di proseguire in presenza di fatti contrastanti talmente significativi. Noi chiedevamo solo di avere delle risposte per comprendere il percorso da fare e saremmo certamente stati felici di farlo con la dott.ssa M., anche per problemi relativi ai costi, ma purtroppo non è stato possibile.
In realtà, visto che l'assistente sociale non rendeva possibile nessun progetto serio, ci eravamo già fatti prendere in carico privatamente da una psicologa, sebbene fosse molto costoso, e stiamo continuando tale percorso che è stato ed è molto proficuo e ci ha permesso di migliorare moltissimo. Ma a causa delle totale mancanza di fiducia nella dott.ssa Felicetti e dei suoi tentativi precedenti sia di minimizzare il lavoro del dottor L. sia di svalutare quanto sostenuto dal Servizio di Alcologia, abbiamo deciso di fare il percorso senza comunicarlo alla stessa per paura che rovinasse anche questo. E dopo quanto appreso nel ricorso in appello, siamo ancora più convinti dell’impossibilità di collaborare con la dott.ssa Felicetti e non vogliamo certamente comunicare i progressi fatti, affinché lei tenti di screditarli come ha già fatto in precedenza. Infatti, anche in appello abbiamo dovuto continuare a sentire altre bugie fornite dal servizio sociale all'avvocato che rappresentava il nostro bambino contro di noi: addirittura è stato detto che non ho nessun contatto con i miei due figli maggiori quando uno abita con noi e l'altro (venticinquenne) vicino a noi. A nostro avviso questo era un chiaro tentativo di screditarci. Ma quale collaborazione è mai possibile in simili condizioni?
Detto questo, quello che mi preme chiarire con voi è qualcosa che io ho percepito come davvero molto strano e contraddittorio rispetto a quanto sempre affermato negli incontri precedenti. Mi è sempre stato detto che chi prende le decisioni, coordina il progetto e ne “tira le fila” è l'assistente sociale. Anche nei fatti ho sempre avuto conferma di ciò: per esempio mi ero rivolta alla dott.ssa T. (visto che l'EMAF ha i maggiori contatti con gli affidatari) per chiedere di poter aver notizie sul bambino e lei mi ha risposto che decideva l'assistente sociale e di chiedere alla medesima. Anche quando ho chiesto alla educatrice sig.ra T. di poter fare un incontro con la Coop. Progetto 92 per vedere come secondo loro stavano andando le visite, anche al fine di poter avere dei suggerimenti utili, mi è stato risposto che si informava di questa possibilità fermo restando che si sarebbe parlato di questo e non di altro nel senso che la cooperativa è competente solo per quanto riguarda le visite protette.
Ora mi viene detto che le decisioni vengono prese da tutti insieme in base all'andamento complessivo del progetto. Atteso che per andamento complessivo del progetto si intende come sta il bambino, come vanno le visite, come va il mio percorso presso il Centro di Salute Mentale e come procede il nostro progetto di rafforzamento delle capacità genitoriali, mi appare ovvio che per decidere quanto sopra, tutti voi dobbiate quanto meno essere a conoscenza dell'andamento complessivo del progetto. Altrettanto ovvio è che l'andamento del progetto che conoscete è quello che vi fornisce l'assistente sociale ed è per questo, visto che nell'incontro la medesima faceva di tutto per non farmi completare il discorso, ho voluto esporre qui i fatti, tutti verificabili, per permettervi di capire l’andamento del progetto ed a chi siano da attribuire le reali cause del fatto che “sembra” che le cose non stiano andando avanti.
In realtà manca tutta la parte costituita dal percorso di rafforzamento della genitorialità, ma non siamo disposti a fornire queste informazioni se non verrà rimossa l’assistente sociale dal caso e se non verremmo rassicurati sul fatto che queste informazioni non saranno mai messe a conoscenza della dott.ssa Felicetti.
Sono dell'opinione che per decidere è necessario disporre di quanti più dati possibili ed è questo il motivo per cui ho avvertito la necessità di mettervi a parte di quanto sopra. Mi auguro che potrete fare la scelta corretta.
Distinti saluti.
Francesca Guadagnini