Sette persone sono state fermate con l'accusa di essere gli organizzatori dei viaggi della speranza per migliaia di immigrati africani verso l'Italia e di essere responsabili, tra le altre cose, del naufragio avvenuto lo scorso 3 ottobre a Lampedusa, e che causò la morte di 366 persone.
L'operazione è stata condotta delle Squadre mobili di Palermo e Agrigento nell'ambito di un'inchiesta della Dda che ha fatto emergere l'esistenza in Sicilia, in particolare ad Agrigento, di una "cellula italiana" di organizzatori. Così come a Roma, da dove poi gli extracomunitari fanno perdere le proprie tracce. I poliziotti hanno eseguito diverse perquisizioni.
L'inchiesta al momento non ha evidenziato contatti con la criminalità organizzata locale. Sette i provvedimenti di fermo eseguiti, 2 a Roma e 7 in Sicilia. Le accuse contestate a vario titolo ai 7 arrestati sono favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e reati contro la persona, l'ordine pubblico e la fede pubblica aggravati dal fatto di essersi avvalsi del contributo di un gruppo criminale impegnato in attività criminose in più di uno stato; perchè in concorso morale e materiale, con più condotte in tempi diversi, al fine di trarre profitto, compivano atti diretti a procurare l'ingresso nel territorio italiano in violazione della normativa vigente in materia di immigrazione; atti aggravati, tra le altre cose, dall'avere esposto a pericolo la propria vita ed incolumità i cittadini stranieri trasportati e per avere sottoposto gli stessi a trattamento inumano, traendone profitto.
I fatti contestati non sono stati commessi solo in Italia, ma anche all'estero, tra l'Africa e l'Europa. Il procedimento riguarda le attività criminose di una associazione a delinquere transazionale operante tra l'Eritrea e il Sudan, i paesi del Maghreb e l'Italia, finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina nel territorio italiana e alla commissione di altri gravi reati, relativi al trattamento inumano a cui venivano sottoposti i migranti prima e durante il viaggio.
"E' emersa la piena partecipazione da parte di tutti gli indagati con ruoli e modalità di partecipazione differenziate - scrivono i magistrati -. Mentre sono ancora in corso le investigazioni per individuare gli altri componenti del sodalizio e la complessiva rete di persone che consente, a tutt'oggi, la piena operatività in ambito internazionale del gruppo criminoso e la sua potenzialità criminosa".

