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Gli stereotipi del femminismo bacchettone che censurano Alessandra De Michelis e altre vip

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Molto spesso le donne vengono criticate per le loro foto sui social media (ad esempio Instagram), anche quando non sono di natura sessualmente esplicita. Questo può essere dovuto a diversi fattori, tra cui i pregiudizi di genere, le norme culturali e le aspettative professionali.

I pregiudizi di genere possono portare a credere che le donne che postano foto sexy siano meno professionali o competenti. Questo può essere dovuto al fatto che le donne sono spesso associate a ruoli di cura e domestici, mentre gli uomini sono associati a ruoli di leadership e potere.

Le norme culturali possono anche giocare un ruolo nel modo in cui le donne sono giudicate per le loro foto sui social. In alcune culture, è più accettabile per le donne mostrare il loro corpo di quanto non lo sia in altre.

Le aspettative professionali possono anche influenzare il modo in cui le donne sono giudicare per le loro foto sui social. In alcuni settori, è più importante mantenere un’immagine professionale rispetto ad altri.

Ogni qualvolta una donna, decide di postare sul suo proprio profilo social foto sexy, viene presa di mira da alcuni utenti che rivolgono commenti critici e, alcune volte sfociano in insulti.

Gli utenti social che attraverso commenti online, esprimono, per varie ragioni (invidia, rabbia o semplicemente il desiderio di far male agli altri), il proprio livore contro la donna che pubblica foto sexy, sono definiti haters (leoni da tastiera). In alcuni casi, l'odio degli haters può portare a violenza fisica o verbale. Il comportamento degli haters può avere un impatto negativo sulla vita e sulla carriera delle persone che sono oggetto del loro odio e, pertanto compromettere la salute mentale e l'autostima delle donne, soprattutto quelle più sensibili e dunque facilmente vulnerabili.

Tra le vittime degli haters, numerosi vip del mondo della politica, del giornalismo e dello spettacolo.

Maria Elena Boschi, Mara Carfagna, Annaelsa Tartaglione, Elvira Savino, Licia Ronzulli, Laura Ravetto, Gabriella Giammanco, Augusta Montaruli, Lucia Borgonzoni, Alessandra Mussolini ecc. sono le Parlamentari, che nel passato sono state vittime dell’accanimento degli haters. Non solo gli haters. Talvolta anche una parte della stampa alimenta stereotipi che contribuiscono ad incitare gli haters ad andare avanti nella loro campagna di denigrazione e irrisione verso le donne che esibiscono sui social il proprio corpo.

 Nel 2018, alcune Parlamentari menzionate sopra, su una nota rivista online di gossip “Dagospia”, per i selfie in bikini postate nelle loro rispettive pagine social, sono state definite addirittura, come senza pudore e bimbeminchia “Non hanno pudore a offrirsi in posa duck face o da bimbeminchia”  https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/parlamento-rsquo-chiuso-ma-gnocca-non-va-ferie-bikini-181130.htm

Nessuno può mettere in discussione il pudore delle Parlamentari. Nell’ambito della loro sfera privata, quando si trovano in piscina o in spiaggia, come la maggior parte delle donne, anche le Parlamentari sono libere di indossare un bikini, di scattarsi un selfie e postarlo sulle pagine social. Una donna che riveste un ruolo pubblico o svolge una determinata professione, non può subire limitazioni nella vita privata. Purtroppo, ancora persiste lo stereotipo di correlare lo spessore culturale e professionale in base al bikini o un abito succinto.

Come accaduto alle Parlamentari, gli haters non hanno perso l’occasione di criticare e insultare il comportamento, considerato “frivolo”, di giornaliste famose: Laura Tecce, Veronica Gentili, Annalisa Chirico, Sabrina Scampini, Sara Manfuso, Hoara Borselli, ecc.

Nunzia De Girolamo, ex esponente politico di rilievo e, anche ex ministro, oggi affermata conduttrice televisiva Rai, è stata criticata dagli haters per aver perso lo stile sobrio che la caratterizzava nel periodo in cui era impegnata in politica. È evidente che si tratta di critiche puerili. Esistono luoghi, come sono le Aule Parlamentari, in cui è doveroso indossare un abbigliamento consono. Viceversa, in uno studio televisivo, un abito succinto non pregiudica la professionalità di una donna.

Al contrario della De Girolamo, l’on. Mara Carfagna ricevette pesanti critiche nel 2006, quando decise di lasciare la carriera di soubrette per dedicarsi alla politica. Per gli haters e una certa stampa alle soubrette è precluso l’accesso all’attività politica. Anche in questo caso è evidente un pregiudizio verso le soubrette. Una bravissima soubrette, può nello stesso tempo può avere altre abilità che le permettono di intraprendere un percorso politico.

Gli stereotipi che considerano frivola una donna che pubblica una foto sexy sui social, attecchiscono non solo tra gli haters o una certa stampa, ma a Torino anche l’Ordine degli Avvocati si è adeguato a questa forma di pensiero, a tal punto che ha deciso di avviare un procedimento disciplinare, con la sospensione per 15 mesi, nei confronti dell’avv. Alessandra Demichelis, ex concorrente di Pechino Express. Per l’Ordine degli Avvocati di Torino la condotta social (e precisamente su Instagram) della Demichelis è lontana dai principi di “serietà e sobrietà” ai quali dovrebbe ispirarsi l’esercizio della professione.

Dal profilo Instagram dell’avv. Demichelis si alternano foto normalissime, che non hanno nulla di meno decoroso di quanto si possa vedere in un ristorante alla moda o in una spiaggia estiva. La severa sanzione disciplinare è dunque un provvedimento eccessivo che si arroga, come se esistesse una “polizia morale”, di controllare e sanzionare comportamenti della sfera privata.

Nel 2014 la giornalista Annalisa Chirico con il suo libro “Siamo tutte puttane. Contro la dittatura del politicamente corretto”, si schierò contro quei pericolosi stereotipi del femminismo bacchettone che vuole imporre modelli da Arabia Saudita, in cui le donne non possono scoprirsi e sfoggiare un invidiabile décolleté.  Il libro della giornalista va nella direzione di abbattere quei stereotipi che ancora persistono nel 2023, come dimostrano i numerosi casi di donne vittime di questo clima di censura.

 

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