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A TU PER TU CON DAVIDE BUZZI, UNO DEGLI AUTORI PROPOSTI AL PREMIO STREGA 2023 CON IL SUO ROMANZO “L’ESTATE DI ACHILLE”

Redazione
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Davide Buzzi nasce il 31 dicembre 1968 ad Acquarossa (Svizzera). Cantautore, autore e fotografo, è attivo nel campo del giornalismo e nel corso della sua trentennale carriera di musicista ha pubblicato cinque album. In veste di scrittore dal 2013 a oggi annovera l’uscita di un libro di racconti e due romanzi; nel 2020 il thriller "Antonio Scalonesi: Memoriale di un anomalo omicida seriale” (96, rue de-la-fontaine Editore) e nel 2022 il romanzo spoof/musicale “L’estate di Achille” (Morellini Editore), che si inserisce fra i libri proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2023.

Davide, quali analogie e differenze troviamo tra i due romanzi?

In verità nessuna, se non che entrambi sono racconti di genere spoofing. Ma le analogie finiscono lì.
“Memoriale di un anomalo omicida seriale” è il racconto autobiografico di un serial killer, attraverso il verbale d’interrogatorio redatto da un procuratore pubblico, mentre “L’estate di Achille” è il racconto della vita di un uomo che per scelta decide di essere un senzatetto.
“L’estate di Achille”, attraverso la narrazione di questo personaggio, vuole però anche raccontare uno scampolo dell’Italia degli anni 70 e della musica di quegli anni, senza comunque darne dei giudizi o trarne delle conclusioni.

In questo libro quali personaggi troviamo e chi è Davide Buzzi?

Il romanzo è ricco di personaggi, quasi tutti realmente esistiti. I due protagonisti principali però sono Davide e Seth. Il Davide del racconto è una specie di mio alter ego, che però in realtà non ha nulla a che fare con me e che, detto per inciso, nemmeno mi assomiglia. Si tratta piuttosto di uno stratagemma atto a creare l’effetto spoofing nella storia. Seth invece è il vero motore di tutto il romanzo, che con le sue parole e le note della sua chitarra ci porta a rivivere quel fantastico periodo storico che furono gli anni 70, seppure attraverso degli occhi diversi, ovvero quelli di un senzatetto anarchico, che quel mondo lo ha vissuto da un’altra angolazione e come tale ce lo restituisce.

C’è un passo a te particolarmente caro?

Questo racconto cerca di portare il lettore a riflettere su diversi concetti, fra i quali la vita sconnessa di quelle persone che per scelta o per forza si ritrovano a vivere in situazioni di grande difficoltà. Nel contempo però vuole pure farci sorridere, sorprendendoci con situazioni che potrebbero apparire paradossali per delle persone come noi che si ritengono “normali” ma che, nella logica di chi vive in modo diverso, sono a tutti gli effetti di un’ovvietà disarmante.

Questo passaggio a pagina 103 racconta assai carinamente il carattere di Seth:

Improvvisamente il fagotto di lana sporco si mosse, malgrado non soffiasse un filo di vento, facendomi indietreggiare per la sorpresa.

«Cos’è quella roba?» chiesi, allarmato.

«Quella roba… cosa?»

«Quel mucchio di lana grezza si è mosso. Cosa ci tieni lì sotto?»

Seth aveva guardato verso il mucchio di lana e aveva sbuffato le parole assieme al fumo.

«È un cane, Culocaldo. Un cane! Lo sai cos’è un cane, vero?»

Rimasi basito.

«Un cane? Quel mucchio di lana sporca è un cane?»

«È un Barbone grande mole, non un mucchio di lana sporca!»

Mi avvicinai al fagotto per osservare meglio e quello che vidi mi preoccupò assai.

Sdraiata in terra tipo ciambella, mezza nascosta dal carrello e da Seth, ci stava una specie di pecora dal pelo foltissimo e tutto arruffato che in verità pareva morta, tanto era immobile.

«Ma è vivo?»

Seth si era tolto la pipa dalle labbra e per un istante aveva osservato l’animale appallottolato accanto a lui.

«Prima che arrivassi tu sì. Adesso non saprei, ma credo sempre di sì, visto che poco fa si è mosso» mi rispose.

Oh merda, anche un cane adesso, mi ricordo di aver pensato.

«Comunque è una cagna» aveva aggiunto.

«Ah!»

Non sapevo più che dire. In quel momento la sola cosa sensata che mi era venuta in mente era un detto che spesso mio padre usava recitarmi quando da ragazzo cercavo di farmi regalare qualcosa di “impegnativo”: “Chi non ha pane non tenga cane!”. Non c’era niente da dire, in quel caso la saggezza del mio vecchio calzava a pennello.

«E questa… cagna… lo ha un nome?» chiesi mentre mi riavevo dalla sorpresa.

«Cagna. Si chiama Cagna!»

Cosa è il successo per te e i tuoi personaggi?

Non ho idea di cosa sia il successo, io non l’ho mai raggiunto e quindi, per quanto mi riguarda, si tratta di una semplice espressione verbale che sta a indicare un frammento di tempo.
Per il Davide del racconto invece il successo è essere diventato uno dei migliori venditori di auto della concessionaria FIAT di Milano-Lambrate. Per Seth è una sorta di inferno dal quale è necessario stare lontani.
Che cos’è il successo, in effetti? Probabilmente solo una parola fra le tante contenute nel vocabolario che cambia significato a seconda di chi la pronuncia.

La musica, insomma, in questo romanzo spoof/musicale, appare più come alleata o tormento?

La musica è sempre un’alleata. Di questo romanzo è un po’ anche la spina dorsale. Tra l’altro, “L’estate di Achille” è per l’appunto un romanzo musicale e come tale non potevo rinunciare all’idea di accompagnarlo anche con una colonna sonora originale. Per questo ho voluto realizzare, con la collaborazione di Alex Cambise e di Massimo e Walter Viganò, un 45 giri “d’epoca” con due canzoni di Seth e che, con un po’ di ricerca, è possibile ascoltare in rete o addirittura acquistare fisicamente.

Cosa ti aspetti da questo libro?

Che la storia di Seth possa entrare nei cuori dei lettori con la stessa intensità con la quale è uscita dal mio mentre la scrivevo. 

Foto-F.-Bassi

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