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Perchè diamo in pasto la nostra privacy

Accettando automaticamente le condizioni d’uso delle applicazione condividiamo i nostri dati senza riflettere

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Quali sono le condizioni  d’uso e le regole  sulla privacy prima di installare un’applicazione su uno smartphone?  Nessuna o quasi. La  maggior parte degli utenti accetta  senza porsi questa domanda. Un esempio : aprendo un account Gmail, si approvano almeno 16 pagine di regole  e di dati privati che  per leggerle tute ci vorrebbero almeno 20 minuti
Una volta accettati ciecamente, questi contratti cadono nel dimenticatoio  anche se in realtà radunano , esplorano e diffondono perennemente dati personali a scopo pubblicitario, come accade ad esempio scaricando il famosissimo gioco  Angry Bird.
Per provare quanto poco accorti siamo nello scaricare questo tipo di applicazioni una ditta americana nel 2005  ha scritto nelle sue regole  d’uso che avrebbe regalato 1000 dollari al primo che le avrebbe lette tutte. Ebbene sono passati 4 mesi prima che un fortunato e diligente cliente ricevesse il premio. 
Queste regole che vengono sottoscritte in modo distratto servono più a tutelare le aziende che il consumatore. Secondo Jules Polonetsky, direttore di un Forum sulla Privacy  il problema è  nel design concepito per le applicazioni.  “Questi lunghi contratti potrebbero essere rimpiazzati  da  note corte e precise . Inoltre tutti i dati personali non sono uguali; alcuni sono estremamente sensibili  e meritano che il cliente dia il suo consenso esplicito e consapevole (  vedi foto, contratti, informazioni bancarie) “ Per segnalare questi   dati ultrasensibili li si potrebbe contrassegnare con un simbolo , un segnale luminoso o una vibrazione “ propone  Jules Polonetsky.
I vertici di Internet sono coscienti che le persone non leggono le regole sulla riservatezza   e che questo nuoce alla loro privacy.  Ilana Westerman, direttrice generale del laboratorio  Design di Yahoo , è convinta che si devono creare dei loghi  suoni o luci, insomma segnali per informare   e rassicurare i consumatori senza però  impedire la navigazione.
"La maggior parte dei professionisti che lavorano alla redazione delle regole sulla privacy all’interno delle imprese proviene da  studi legali ma  devono comunque contribuire allo sviluppo dei prodotti . Le leggi attualmente non aiutano  questo miglioramento a favore del pubblico.  Se Microsoft volesse fare delle note limitate non penso che gli autori dei regolamenti glielo lascerebbero fare.” Dichiara   Fred Cate,c he ha guidato un gruppo di lavoro per l'aggiornamento dei principi fondamentali per la tutela della privacy, adottata nel 1980 dall'OCSE . Fred Cate  con altri ricercatori e con la partecipazione di Microsoft,  sta lavorando su delle direttive che proibiranno l’uso abusivo di dati sensibili ma che daranno maggiore flessibilità alle aziende in altri settori.  Lo scopo finale è di trasferire la responsabilità sul consumatore chiedendogli di cliccare in basso di un lungo testo che gli permetterà un uso straordinario dei suoi dati.   Il consenso ancora non esiste  e si pensa che  l’accettazione automatica dei proprietari degli  smartphones,  proseguirà  ancora per molti anni.

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