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Archiviata dal tribunale di Milano la denuncia di Riccardo Bossi contro De Bortoli e Guastella

«Ridiamo dignità all’informazione, apriamo una breccia nel muro di omertà e complicità che sta uccidendo il nostro Paese»

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E’stata archiviata dal tribunale di Milano la denuncia di Riccardo Bossi contro Ferruccio de Bortoli e Giuseppe Guastella del Corriere della sera  per lo scoop sulla barca tenuta in Tunisia e che sarebbe stata pagata con soldi sottratti ai rimborsi elettorali della Lega Nord. La sentenza è stata depositata il 14 febbraio scorso.
Per il giudice:“Il giornalismo non è soltanto andare a prendere "le carte" in Procura, in caserma o da qualche avvocato, ma anche andare a verificare sul campo le notizie e scoprirne di nuove. E, come tale, anche il giornalismo d'inchiesta non può essere zittito da querele pretestuose, a patto che i fatti narrati siano ovviamente veri ed esposti con obiettività.”

L'autonoma attività d'indagine del giornalista quindi, uno dei pilastri cardine della nostra democrazia è stato riconfermato, del resto non poteva essere altrimenti.  Nelle motivazioni si fa poi riferimento alla  sentenza della Corte europea dei diritti dell'Uomo del 1997, in cui si afferma che “il giornalista ha il diritto di cercare le notizie autonomamente, anche attraverso fonti non ufficiali, che vanno quindi protette.”

Con l’avvento della rete internet si apre una nuova era per l’informazione, un’era nella quale questa fluisce più limpida e meno condizionata. Ne deriva che le notizie non possono essere più filtrate, addomesticate, censurate come un tempo.  Il potere fondato sulla conoscenza, dei pochi sui più, sta scemando. Viste le premesse il giornalismo d’inchiesta gioca un ruolo cardine.  E’ a questo che spetta l’onere e l’onore di informare la società delle distorsioni e soprusi dai quali potrebbe essere vessata.  L’informazione è  un’arma formidabile, e pacifica al contempo,  attraverso la quale  la società ha la possibilità di attivare i suoi anticorpi, perchè i diritti e la dignità di tutti vengano rispettati e difesi.

La libertà, soprattutto di espressione, non è un bene acquisito,  bensì un diritto che va difeso giorno per giorno. Fin’ora questa  libertà era permessa  solo ai possessori dei grandi media, padroni delle strutture atte ad informare un’enorme massa di persone, pensiamo alla televisione, alla radio, ai grandi quotidiani e riviste, non ai più, ai comuni mortali.  La rete ha rotto questa libertà apparente, ha reso l’informazione più democratica  ma  i grandi media  sono sempre  in agguato, l’informazione è potere, pronti a deviare l’attenzione affinché  la forza dell’unione dei molti, che si adoperano per dare un’informazione esatta e imparziale, scemi sempre di più.  Per  il giornalismo d’indagine, sale dell’informazione, è giunta l’ora di sguainare la spada, in senso metaforico ovviamente, e combattere per una società più giusta.

 

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