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Il terrorismo Islamista fa breccia tra le fila del Polisario e minaccia Sahara Marocchino

Il Direttore generale della politica estera e di sicurezza del MAE spagnolo ha avvertito di tale reale minaccia terroristica nella regione del Sahel e per il continente europeo

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Un video nei giorni scorsi ha riproposto la questione relativa alla sicurezza nel sud dell’Algeria e, in particolare, nei campi "profughi dei Sahrawi" di Tindouf, zona insicura sconsigliata per viaggio dalla Farnesina. Si tratta di una zona dove appare molto radicato il Fronte del Polisario, il gruppo sostenuto ed armato dall'Algeria per destabilizzare il Sahara Marocchino e che ha molta presa tra i profughi stipati da diversi anni nella parte meridionale del territorio algerino. 

Nel video si esorta la gente a farsi esplodere ed a colpire obiettivi marocchini. Un incitamento alla violenza in pieno stile jihadista che non è passato inosservato. In ballo c’è infatti la sicurezza di una regione non molto lontana dal Mediterraneo.

 

Il video con le esortazioni a farsi esplodere

 

Le immagini che hanno fatto scalpore sono state girate proprio a Tindouf e divulgate poi via social. In esse si nota un uomo con gli occhiali e con un turbante verde in testa incitare la folla. La persona in questione è Khatri Alouh, uno dei più importanti leader politici del Polisario. Le sue frasi pronunciate al microfono non sono certo quelle di un normale comizio politico. Così come riportato da LaPresse, l’esponente del Fronte ha tutta l’intenzione di convincere le tante persone che lo seguono a compiere atti di violenza: "I militari devono impugnare le armi. I civili devono prendere e lanciare le bombe", urla alla folla Khatri Alouh. Ma non solo. L’obiettivo della lotta armata invocata dal rappresentante del Polisario è ben preciso: il mirino è puntato nei confronti del Marocco. 

Oltre che per le parole che sembrano preannunciare un possibile ritorno alla violenza da parte del Polisario, nel discorso di Khatri Alouh a colpire maggiormente è l’inquietante vicinanza con la retorica e con i modi tipici dei guerriglieri jihadisti: "I civili devono farsi esplodere in mezzo al nemico per causare il più grande numero di vittime", ha urlato al microfono. Frasi non diverse da quelle dei video dei terroristi dell’Isis o degli affiliati ai gruppi islamisti della regione.

 

Il pericolo di infiltrazioni jihadiste a Tindouf 

 

Non è certo la prima volta che da questa zona dell’Algeria contrassegnata dai campi profughi arrivano immagini del genere. Il 12 novembre scorso i media hanno riportato un altro video, con protagonista questa volta un bambino. Armato e con tuta mimetica, posizionato davanti a una bandiera del Fronte del Polisario, il minore ha inneggiato alla guerra e alla lotta. Una modalità, hanno sottolineato gli esperti antiterrorismo marocchini, che ha ricordato molto quella del quattordicenne Abu al-Hassan al-Shami, il più giovane kamikaze affiliato all’Isis che si è fatto esplodere nel 2015 nella provincia irachena di Salahuddin. 

Appelli alla violenza che confermano una situazione molto grave a Tindouf. Qui il terrorismo sta riuscendo sempre più ad attecchire. 

Del resto è proprio a cavallo tra l’Algeria e il Sahel che da anni si è sviluppata la variante più pericolosa del terrorismo africano. Fare proselitismo tra le tende dei campi profughi è operazione poi ancora più semplice. A dimostrare l’avanzata jihadista è anche il fatto che di Tindouf è Adnan Abu Walid al-Sahrawi. Su di lui pende una taglia di cinque milioni di Dollari da parte del Dipartimento di Stato Usa in quanto ritenuto responsabile della morte di quattro soldati statunitensi attaccati nella località nigerina di Tongo Tongo. Ma soprattutto è lui ad essere considerato leader dello Stato Islamico del Grande Sahara, formazione legata all’Isis in forte ascesa nel Sahel. Al-Sahrawi per anni è stato un membro attivo della fazione paramilitare del Polisario. Ulteriore segno di una sempre maggiore vicinanza tra questa organizzazione e il terrorismo islamista. 

 

Spagna avverte della minaccia terrorista nel Sahara 

 

Il direttore generale della politica estera e di sicurezza del ministero spagnolo degli Affari esteri, Fidel Sendagorta, ha ammonito dalla reale minaccia terroristica rappresentata dal gruppo Polisario nella regione del Sahel e per il continente europeo. Intervenendo alla chiusura di un forum sul terrorismo globale, organizzato martedì dall'Istituto Elcano, l'alto funzionario spagnolo si è detto "scioccato" nel notare che il capo del gruppo terroristico "Stato islamico nel grande Sahara", Adnan Abou Walid proveniva dai campi di Tindouf, sottolineando che questa zona è diventata un terreno fertile per il jihadismo islamista. Sendagorta ha ricordato di essere stato informato che queste milizie armate si stavano addestrando a Cuba durante il periodo in cui lavorava in quel paese come diplomatico, osservando che il fenomeno del jihadismo estremista ben radicato in questa regione "dovrebbe sfidarci perché è molto vicino al nostro mondo". 

L'alto funzionario spagnolo ha notato una recrudescenza di questo fenomeno da quando è iniziato dall'Algeria non solo nella regione del Sahel, ma anche in altre regioni limitrofe, causando diverse centinaia di vittime. "Questa è una seria minaccia. Stiamo affrontando un fenomeno su scala continentale", ha avvertito, invitando il suo Paese a prestare particolare attenzione alla regione del Sahel. 

 

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