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Il Papa rimprovera la CEI: “bisogna obbedire alle disposizioni”

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Dopo il comunicato della Conferenza Episcopale Italiana, che lamentava la mancata ripresa delle messe e accusava il governo di compromettere l’esercizio della libertà di culto, ci sono state delle repliche anche da alcuni cattolici e soprattutto dal Papa stesso.

(per approfondire QUI, l'articolo sul comunicato della CEI)

Questa mattina il pontefice, durante la messa quotidiana a Santa Marta è intervenuto nella disputa tra CEI e governo invitando alla prudenza e all’obbedienza per evitare il ritorno della pandemia. «In questo tempo nel quale si incomincia ad avere disposizione per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni».

Anche altri esponenti cattolici, più progressisti, hanno espresso disappunto per le parole della CEI. Ieri il cappellano dell’Università Bicocca di Milano, Don Cristiano Mauri, ha pubblicato un lungo post per esprimere la sua posizione, in contrasto con quella dei Vescovi. In particolare, Don Cristiano Mauri scrive «A nessun italiano è proibito di manifestare pubblicamente la propria fede. […] Oltretutto, denunciare una aggressione alla libertà di culto è irrispettoso verso coloro che nel mondo realmente non ne godono» contestando quindi l’affermazione della CEI sulla mancata libertà di culto e facendo riferimento anche ad altre religioni che in Italia non hanno luoghi idonei per professare liberamente la propria religione. Si pensi ai musulmani spesso presi di mira dalle politiche di centrodestra e che spesso si ritrovano in luoghi angusti e appartati per poter celebrare i propri riti.

Inoltre secondo Mauri «l’azione pastorale non si è mai interrotta, anzi, per certi versi si è perfino potenziata e molti, tra l’altro, si sono trovati a inventare modalità che difficilmente avrebbero considerato» riferendosi alle messe in streaming e ai rapporti che sacerdoti e parrocchiani mantengono ancora in vita grazie alla tecnologia.

Un’altra testimonianza è quella del teologo Enzo Bianchi, che scrive che negli ultimi anni «l’impressione che vivo è quella di “assistere”, non di parteciparvi realmente, quale parte di un’assemblea celebrante presieduta da un presbitero. Tutti sono spettatori passivi di un’azione dalla quale si è di fatto esclusi, testimoni di un cerimoniale ripetitivo e poco convinto» riferendosi al fatto che la Chiesa non insegna adeguatamente ai fedeli una lettura autonoma dei testi e si auspica per il futuro, in maniera più generale, un ripensamento della funzione e celebrazione della messa.

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