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Covid-19: il fabbisogno dei dispositivi di protezione individuale in Italia

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In Italia, fin dalle prime settimane dell’emergenza epidemica, si sono evidenziate forti difficoltà a reperire tutti i dispositivi di protezione individuale (Dpi) necessari a contrastare la diffusione del nuovo coronavirus. La richiesta di mascherine chirurgiche, mascherine Ffp2 e Ffp3 con e senza valvola per prevenire il contagio si era moltiplicata di trenta volte, andando ben oltre l’usuale capacità produttiva delle aziende fornitrici. L’allarme era stato lanciato dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli: “C’è grave carenza di mascherine Ffp2 e Ffp3, di tute e occhiali protettivi, dispositivi indispensabili per poter visitare i pazienti in sicurezza”. Numerose segnalazioni e testimonianze simili, provenienti da medici e infermieri italiani impegnati in prima linea contro il Covid-19, sono echeggiate per giorni.

Il rischio biologico per il personale sanitario è notevole, vista l’elevata contagiosità del virus: “Il 12% degli infettati in Lombardia sono proprio sanitari: significa 700 professionisti fuori gioco, su un organico di 14mila lavoratori. Io stesso ho contratto il virus pochi giorni dopo essere arrivato in corsia a dare una mano” ha dichiarato Stefano Magnone, sindacalista e chirurgo dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Carenza dei dispositivi di protezione che ha provocato l’aumento esponenziale dei contagi nel mondo della Sanità – il totale dei medici positivi al SARS-CoV-2 che hanno perso la vita è di 142 (dato aggiornato al 21 aprile 2020) – e rappresenta un’emergenza nell’emergenza alla quale il Governo, la Protezione civile e le Regioni sono chiamate a rispondere.

 

La protezione degli operatori sanitari

Allo scopo di fornire un supporto alle strutture sanitarie ed agli operatori dell’Unione europea, è stato redatto dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) un importante rapporto tecnico sul fabbisogno dei dispositivi protettivi per l’assistenza ai pazienti affetti da Covid-19. Le autorità di sanità pubblica “sono esortate a pianificare forniture sufficienti di Dpi per i loro operatori sanitari ed a garantire che vi siano anche in atto le procedure per assicurare la capacità di intervento”. Secondo l’agenzia indipendente dell’Ue con sede a Solna – in Svezia – la composizione minima del set per gestire i casi positivi o sospetti deve comprendere Dpi di protezione respiratoria, degli occhi, del corpo e delle mani. Guanti, camici impermeabili a maniche lunghe, occhiali protettivi o visiere, oltre alle mascherine Ffp3 o Ffp2, sono strumenti indispensabili per il personale sanitario e devono essere distribuiti in quantità sufficienti a un corretto utilizzo. Il documento sopraccitato indica il fabbisogno minimo per gestire i singoli pazienti. Nello specifico, per la valutazione di un caso sospetto sono necessari 3-6 set, distribuiti fra il personale infermieristico, medico, gli addetti alle pulizie e gli operatori socio-sanitari. Per l’assistenza di un caso confermato che presenta sintomi lievi sono indispensabili 14-15 set al giorno, ripartiti fra le varie categorie del personale sanitario, e si giunge fino ai 15-24 set giornalieri di Dpi per assistere un paziente affetto da Covid-19 in condizioni gravi o critiche.

Considerando che il totale dei casi confermati di coronavirus in Italia equivale a 183.957 (fino al 21 aprile), e su 51.600 ricoverati sono 2.471 i pazienti che versano in serie condizioni, anche con una stima approssimativa emerge con chiarezza che la necessità di dispositivi di protezione in ambito medico ammonta a svariati milioni di materiali. È noto infatti che la degenza nei casi di coronavirus non è breve, soprattutto nelle terapie intensive, dove può prolungarsi mediamente per 10-20 giorni. Secondo il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, attualmente “il fabbisogno mensile è di circa 90 milioni di mascherine”. Tutto dipenderà dalla durata dell’emergenza pandemica nel nostro Paese.

 

Distribuzione nazionale dei Dpi

Per quando riguarda la distribuzione Dpi sul territorio nazionale, il Ministero della Salute ha reso noto che è disponibile online il sistema ADA. Si tratta di una mappa aggiornata in tempo reale sui dispositivi e le apparecchiature inviate quotidianamente dalla Protezione civile a Regioni e Province autonome. Mascherine, occhiali, aspiratori, guanti, calzari, termometri, ventilatori e tamponi: l’elenco completo rappresentato sulla mappa è di quaranta categorie di materiali. Finora, la distribuzione ha raggiunto la cifra di 150 milioni e 635mila unità. In cima alla classifica territoriale troviamo Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, seguite da Piemonte, Lazio e Toscana. La categoria dei dispositivi più richiesti, non stupisce, è quella delle mascherine: ad oggi, ne sono state distribuite oltre 125 milioni.

Vale la pena ricordare che le mascherine più idonee a bloccare la dispersione del virus, sia per chi le utilizza che per gli altri, sono quelle di tipo Ffp2 e Ffp3 senza valvola. Difatti, a differenza di quelle chirurgiche, che non garantiscono una funzione filtrante in fase inspiratoria, e delle mascherine della stessa tipologia munite di valvola – le quali sono progettate per proteggere chi le indossa ma non gli altri – le mascherine Ffp2 e Ffp3 sono le uniche in grado di bloccare il virus sia in entrata che in uscita. Pertanto, si tratta del genere di mascherine più utilizzato dal personale sanitario e medico.

 

Flora Liliana Menicocci 

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