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Museo della Specola: l'occhio della scienza su Bologna

Osservazioni dalla torre settecentesca a Palazzo Poggi

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Una torre da osservare dall'interno con l'occhio della scienza, ripercorrendo secoli di storia tra salti temporali e globi celesti: è il Museo della Specola, nella torre settecentesca edificata su Palazzo Poggi, sede attuale dell'Università di Bologna.

L'osservazione inizia al primo piano, che ospita gli strumenti appartenuti a Guido Horn D'Arturo, ultimo direttore della Specola dal 1921 al 1954, il periodo finale in cui da questa torre si sono svolte osservazioni astronomiche (dopo gli anni '50 non è stato più possibile per via dell'inquinamento luminoso). Tra gli oggetti che incuriosiscono di più l'attento osservatore c'è un globo celeste, su cui troviamo le costellazioni principali, utilizzate come riferimenti per dividere in regioni lo spazio celeste e individuare le stelle. I veri protagonisti sono, però, due telescopi ottocenteschi, uno rifrattore (funziona come i cannocchiali di Galileo), per poter osservare l'oggetto celeste ingrandito, con l'inconveniente di deformare in parte l'immagine; l'altro newtoniano, che funziona con due specchi, di cui uno concavo.

Il secondo piano permette di tornare indietro nel tempo, proiettando l'osservatore nel Settecento.
Per poter effettuare precise osservazioni, gli astronomi avevano il compito di misurare le coordinate stellari, in modo da riuscire a disegnare mappe celesti per i navigatori. Per questo, avevano bisogno di due coordinate: l'altezza allo Zenit e il tempo, misurato attraverso un orologio. Poiché gli orologi a pendolo del tempo non erano attendibili, si utilizzò una linea meridiana, costituita dai simboli dei segni zodiacali, che permettevano di individuare il periodo dell'anno corrispondente.

L'osservazione prosegue nel Novecento, nella terza stanza, che ospita strumenti vari, tra cui spiccano delle curiose macchine fotografiche, usati dagli astronomi per fotografare e studiare porzioni di cielo.

Al quarto piano, si torna in un ambiente settecentesco, in cui è immersa una collezione di globi terrestri e celesti. La presenza di una sfera armillare, un modello del sistema solare costruito su una serie di anelli, mostra il funzionamento del sistema solare stesso. Ciò che lo contraddistingue è il riferimento al sistema copernicano, che lo rendeva tacciabile di eresia.
Vi sono anche alcuni astrolabi, funzionanti in base alla latitudine, utili per individuare le principali stelle in cielo in un determinato momento, per potersi orientare.
Particolari sono anche le mappe seicentesche in cinese, realizzate da un gesuita, Matteo Ricci, mandato in Cina per convertire l'Impero al cattolicesimo. Nonostante la missione religiosa non andò a buon fine, il viaggio fu utile per assorbire nuove conoscenze di carattere geografico e astronomico e per comprendere come, nella credenza cinese, esista una corrispondenza tra ciò che è in cielo e quello che è in terra.
Spiccano altre mappe cinquecentesche dette "portolane", pensate per i navigatori, in cui le linee costiere e i porti risultano estremamente dettagliati, mentre le zone interne sono solo approssimativamente accennate.

Ultima della torre è la sala delle osservazioni, con pareti ordinate in base ai punti cardinali, per facilitare gli astronomi nelle osservazioni stesse.
Importante è una collezione di telescopi di varie epoche: protagonista è uno dei più antichi, che risale ai primi del Settecento, molto lungo perché all'epoca non avevano ancora scoperto le lenti a bassa focale, che permettono di ingrandire molto, senza allontanare eccessivamente le lenti stesse.
Tappa finale del "viaggio dell'osservazione" è la terrazza, che punta l'occhio della scienza sulla nostra Bologna.

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