Una primavera serena. Così, facendo un po’ di meteo-economia, si può definire, in un colpo d’occhio, la situazione che i dati dell’Istat restituiscono a proposito dell’Italia nei primi tre mesi del nuovo anno. I numeri di via Cesare Balbo si riferiscono a due fronti cruciali: la crescita del prodotto interno lordo e il riequilibrio tra occupazione e disoccupazione.
Cominciamo proprio ad analizzare questo versante. A marzo, sostanzialmente in linea con i primi due mesi invernali, il tasso di disoccupazione resta stabile sui livelli più miti da settembre 2012, cioè all’11%. L’attesa di fine febbraio era in realtà più bassa di un decimale. Ma, se restiamo sul delicato terreno dei decimali, c’è da dire che per altri aspetti, proprio rispetto a febbraio, marzo ha fatto registrare dei micro-miglioramenti.
Il fiore all’occhiello si rileva nella fascia di disoccupazione che va dai 25 ai 34 anni (la più critica). Qui il numero dei senza lavoro dal 32,5 di febbraio scende al 31,7%, e così tocca il minimo (risultato quasi storico) da dicembre 2011. Bene anzi benissimo anche il tasso di inattività, che si attesta al 34,3%. Tradotto in termini demografici, significa che gli inattivi diminuiscono di oltre 100.000 unità al mese: è il valore minimo dal 1977, cioè dall’anno che l’Istat fissa come inizio per le rilevazioni relative a tale voce.
Ovviamente, registri alla mano, essere tornati ai livelli del 2012 significa che oggi, esattamente come al tramonto del governo Monti, la quota percentuale di disoccupati in eccesso rispetto ai livelli pre-crisi è pari al 5%.
La musica è altrettanto lieta sulla sponda di coloro che hanno la fortuna di poter lavorare. Ecco l’altro micro-miglioramento nei confronti del mese carnascialesco: a marzo, infatti, il tasso di occupazione sale dal 58,1 al 58,3. Sembra niente, ma di decimale in decimale si può brindare al raggiungimento del livello più alto (udite udite) dal 2008.
Andiamo al Pil, che nel primo trimestre del 2018 aumenta dello 0,3% sull’ultimo trimestre 2017 e dell’1,4% rispetto allo stesso periodo (cioè il primo trimestre, naturalmente) dell’anno precedente.
Nel trimestre che ha chiuso il 2017, però, la crescita tendenziale (cioè riferita allo stesso arco di tempo) era stata più alta, e aveva toccato l’1,6%. Anche tra ottobre e dicembre dell’anno scorso il Pil aveva visto un incremento dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti.