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CAPOGRUPPO 5 STELLE ALLA CAMERA: “COSA VUOLE CHE SIANO QUATTRO FIRME FALSE A PALERMO?”

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Il caso delle presunte firme false per la presentazione delle candidature alle Comunali di Palermo del 2012 si arricchisce di una nuova polemica. Il presidente del gruppo Movimento 5 Stelle alla Camera, l’infermiere pesarese, Andrea Cecconi, intervistato da Brunella Bolloli di Libero, ha risposto a una domanda sul caso firme ammettendo: “Qualcosa c`è stato, sì, ma quanto abbiamo perso? Praticamente niente. I nostri errori sono veniali, dettati da inesperienza, cosa vuole che siano quattro firme false a Palermo, se poi gli altri hanno rubato a mani basse per anni?”. Le parole di Cecconi hanno subito riacceso la polemica: "Cecconi ammette che a Palermo hanno  depositato firme false. Sono senza vergogna", scrive su Facebook Alessia Morani, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera. "Hanno condizionato una elezione democratica - afferma Morani - e lui la derubrica come peccato veniale". Parole bollate come "molto inquietanti ma soprattutto rilevanti, anche a fini giudiziali" dal segretario palermitano del Pd Carmelo Miceli che rincara la dose: "Le affermazioni di Cecconi sono gravi perchè ammette le responsabilità e al contempo le giustifica pure. Insomma - evidenzia l'esponente dem -, il capogruppo dei cinquestelle alla Camera conferma quanto denunciamo da tempo, cioè che il Movimento ha falsificato le firme per presentarsi alle elezioni amministrative del 2012. Anche Cecconi sa, smentendo di fatto alcuni suoi colleghi deputati che continuano a negare l'evidenza. Sarebbe opportuno che si facesse sentire dalla Procura di Palermo nell'ambito dell'inchiesta. Non solo, il presidente del gruppo Movimento 5 Stelle alla Camera con una faccia tosta inaudita tenta di derubricare il reato utilizzando un escamotage dialettico che denota una protervia e un'ignoranza democratica inaudita. Dire: il nostro reato è meno grave di un altro, pertanto è giustificabile, è disarmante. Un vero e proprio insulto all'intelligenza dei palermitani onesti. Cecconi si scusi - conclude Miceli - e vada in Procura". – 2 novembre 2016 

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