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"Turni massacranti e nessun diritto alla pausa, nemmeno per andare in bagno. Siamo tornati indietro di cinquant'anni" - Parte 1

Intervista ad Andrea Di Paolo, operaio alla FCA di Termoli e rappresentante sindacale dell'Usb, sulla vicenda dell'operaio Sevel costretto ad urinarsi addosso

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Nei giorni scorsi presso lo stabilimento Sevel in Val di Sangro, appartenente al gruppo FCA (ex Fiat), si è verificato l’episodio di un lavoratore il quale, non avendo ricevuto il permesso per recarsi in bagno durante il turno, è stato costretto ad urinarsi addosso. Sulla vicenda, che ha sollevato critiche e polemiche da parte delle organizzazioni sindacali, Altomolise.net ha voluto approfondire diversi aspetti e per farlo ha intervistato Andrea Di Paolo, operaio presso lo stabilimento FCA di Termoli e rappresentante sindacale dell'Unione Sindacale di Base (USB), sigla sindacale che fa riferimento all'esperienza del sindacalismo di base. Di Paolo inoltre è organizzatore dell'associazione Autorganizzati Molise che cerca di riunire e coordinare le lotte degli operai e disoccupati molisani.  

Prima di arrivare alla vicenda dell'operaio Sevel Di Paolo ci ha tenuto a precisare che quell'episodio fa parte di un quadro complessivo di deterioramento dei diritti dei lavoratori all'interno degli stabilimenti FCA, dai tempi di lavoro allo sciopero. Per questo nell'intevista siamo partiti proprio dalle condizioni di lavoro all'interno della fabbrica. 

Andrea, com'è oggi è la condizione di lavoro negli stabilimenti Fiat?

Siamo tornati indietro di molti anni, vicini a quelli piu’ bui. Il piano Marchionne e’ un progetto ben chiaro, studiato a tavolino che è stato l’apripista ai vari governi per l’eliminazione dei diritti sudati in tanti anni di lotte operaie ricordiamo. Nel 2010 fu lo stesso Marchionne a indire negli stabilimenti Fiat un referendum per varare le nuove norme del contratto aziendale che prevedevano flessibilita’ selvaggia su turni di lavoro con sabati e domeniche lavorative, aumenti dei carichi di lavoro e straordinari obbligatori con il quasi totale abbattimento dei diritti e della libertà di opinione e di rappresentanza dove solo i sindacati firmatari di questo contratto potevano indire assemblee e presentarsi alle elezioni della rappresentanza sindacale di fabbrica. Questo è a tutti gli effetti un sistema neo corporativo dove le cosidette parti sociali ratificano solo in maniera collaborativa le scelte padronali a senso unico eliminando di fatto i Cobas (comitati di base). Tutto questo è dinquanto in in vigore da Gennaio 2011, quando sotto ricatto morale ai lavoratori furono obbligati a votare SI minacciati dalla delocalizzazione degli stabilimenti italiani all’estero con il beneplacido del sistema imprenditoriale e politico italiano. Ad oggi, infatti, questo sistema e’ applicato in maniera quasi totalitaria in tutti i posti di lavoro e ha portato successivamente l’abolizione dell’articolo 18 e allla messa in atto del Jobs Act creando instabilita’, paura e precarieta’ mentre sul lato finanziario ha fatto spiccare il volo alla Fiat.

Questo vale anche per lo stabilimento Sevel di Atessa?

Inevitabilmente si, anche alla Sevel dove assemblano i furgoni.

Nel dettaglio come funzionano i tempi di lavoro?

Ci sono carichi di lavoro eccessivi nei reparti e in particolare in quelli di montaggio. Il lavoro che prima si facevano 10 operai ora lo fanno in 5. C'è più produzione con meno forza lavoro. C'è stato anchre il ripristino delle catene di montaggio con pause scandite dal suono della sirena. Si lavora con i sistemi ergonomici figli del toyotismo che fanno aimentare di fatto le malattie professionali come tendiniti e stress psicofisico ecc.

CONTINUA A LEGGERE L'INTERVISTA SU www.altomolise.net (clicca sul link per aprire l'articolo)

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