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Paola (CS): all'istituto Pizzini studenti protestano contro la Guardia di finanza

Si protesta contro la decisione di ospitare le fiamme gialle in un'ala dell'istituto

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Quel che è successo una settimana fa all’istituto Pizzini di Paola è un fatto grave, sintomatico di una società che ha disgregato i suoi valori, peggio ancora se accade in una Calabria dove la ‘ndrangheta e la malavita controllano ogni cosa, dove la magistratura ammanetta solo i pesci troppo grandi o troppo piccoli, lasciando libero il cuore pulsante della criminalità che è il famigerato “mondo di mezzo”, fatto di tanti boss in giacca e cravatta, spesso seduti dietro le scrivanie che contano.

Una settimana fa, in quel di Paola, è successo che gli studenti hanno manifestato e fin qui non ci sarebbe nulla di male se non fosse per il motivo che ha fatto di Graziano Di Natale un facile bersaglio. Al presidente facente funzioni della Provincia di Cosenza, la competenza scolastica verte unicamente sugli istituti superiori, ancora non era venuto in mente di adibire un’ala della struttura a caserma di Guardia di Finanza. Negli ultimi anni gli studenti della ragioneria erano passati da un migliaio a poco più di trecento, cosicché una parte dell’istituto è rimasto per lungo tempo inutilizzato. Oltretutto a Paola, come del resto l’intera area dell’alto Tirreno cosentino, si concentra un’alta percentuale relativa allo spaccio di stupefacenti, gran parte consumati tra le mura della scuola, e impiantare un presidio di legalità a pochi metri potrebbe servire a contrastare l’inarrestabile fenomeno.


Ma la scuola Pizzini non è d’accordo. “Qui le Fiamme Gialle non entrano”, si leggeva in un cartellone, come lo si scrive dei malavitosi che turbano e devastano le vite delle persone. E ancora, “la caserma della Guardia di Finanza qui non la vogliamo”, gridavano con veemenza nel cortile, seguito da un più esplicito “Di Natale non imbrogliare”. Già, il politico Di Natale non deve imbrogliare e forse non sa neanche come si fa, uno che è figlio di un ispettore capo della Polizia e che anziché spremere l’ente che presiede, come fanno tanti suoi più noti colleghi, si fa rilasciare dalla tesoreria l’attestato di quanto è costato ai contribuenti durante il suo mandato: zero, avendo rinunciato a tutti i 14mila euro a sua disposizione. 
Ma quale imbroglio contestavano, in realtà, gli studenti?  A Di Natale, uscito per confrontarsi con loro democraticamente, uno di loro ha risposto tra gli applausi scroscianti della folla: “Le decisioni sono state prese senza consultarci”. Come se l’arrivo della Fiamme Gialle avesse cambiato di una virgola la storia e l’andamento di quell’istituto, fatta eccezione per le lezioni formative che i finanzieri vorrebbero impartire per ampliare le conoscenze dei trecento manifestanti.


Tutto qui? No, certo che no. Alle scorse elezioni comunali Di Natale ha stabilito il record di preferenze ed essendo uno dei papabili candidati a sindaco della città di Paola nella tornata elettorale prevista in primavera, risulta essere l’avversario numero uno dell’attuale primo cittadino, Basilio Ferrari. Per cui ogni polemica viene strumentalizzata per fini politici da seguaci e simpatizzanti, anche quando si dovrebbero mettere da parte i propri interessi in nome dei principi fondamentali della legalità e del rispetto delle istituzioni. Succede così che viene montato ad arte un video in cui si odono gli insulti al segretario cittadino del Partito Democratico ma non gli applausi di quando questi ha affrontato la questione di petto andando tra gli studenti. E dagli amministratori nemmeno una parola di sdegno.
Poco male, Di Natale è tornato dalla dirigente scolastica, tacita complice dell’insulsa protesta, e a quattr’occhi ha trovato la pace e l’accordo: la caserma si farà.

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