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Università: è uscita la classifica del "Sole24Ore". I primi 5 atenei sono al Nord

L'Unione degli universitari, tuttavia, contesta l'uso di queste classifiche: "molto spesso si tende ad utilizzare i ranking in maniera semplicistica e strumentale"

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E' uscita ieri la nuova classifica delle università italiane realizzata dal quotidiano "Il Sole24Ore". Le classiche, per essere precisi, sono due: una per le università private e una per quelle pubbliche. I criteri con cui sono state realizzate le graduatorie, rende noto il “Sole24Ore”, sono divisi in "due grandi ambiti. I primi nove misurano il polso alle attività di didattica dei singoli atenei, dalla solidità della struttura dei docenti alla capacità di garantire puntualità negli studi, collegamenti internazionali ed esperienze lavorative durante il corso di laurea. Gli ultimi tre misurano invece i risultati della ricerca, in tre macro-ambiti esaminati dall’Agenzia nazionale di valutazione: la qualità della produzione scientifica, quella dei dottorati e la capacità dei dipartimenti di ottenere finanziamenti esterni per i loro progetti. Su questi ultimi aspetti l’Anvur ha diffuso nelle scorse settimane i primi dati generali del ciclo 2011-2014 di valutazione della qualità della ricerca (Vqr), ma i ranking utilizzano i dati di dettaglio che saranno diffusi solo nei prossimi mesi dall’agenzia. Per questa ragione, i tre indicatori si riferiscono inevitabilmente agli esiti della Vqr precedente, relativa al 2004-2010".

Dalla classifica degli atenei pubblici emerge che i primi 5 atenei sono tutti situati nel Centro-Nord: Verona, Trento, Bologna, Milano Bicocca e Padova mentre primi del Centro sono Siena all’ottavo posto, l’Università politecnica delle Marche al dodicesimo e quella di Macerata a tredicesimo. Per trovare il primo ateneo del Sud bisogna arrivare alla posizione 16 occupata dall’Università di Salerno. 
Leggendo questi dati, tuttavia, non può non venire il sospetto che essi siano profondamente influenzati sia dalle politiche di disinvestimento sull’università negli ultimi 20 anni e sia dall’utilizzo dei fondi premiali che tendono ad accentuare le difficoltà e i ritardi tra gli atenei cosiddetti “vitruosi” e non.

Ed è stesso "Sole24Ore" a rendersi conto di questi limiti quando afferma che i "dati sul successo occupazionale o sulla trama degli stage certificati dal riconoscimento dei crediti formativi sono evidentemente influenzati dalla presenza di un tessuto produttivo e dei servizi dinamico e interessato alle competenze accademiche, e quindi “favoriscono” le aree più vivaci del Nord e le grandi città".

Settori importanti del mondo accademico da anni contestano sia il metodo che la necessità di realizzare questo tipo di classifiche nazionali e internazionali. A dicembre il prof. Giuseppe De Nicolao dell’Associazione Roars ci aveva già spiegato i limiti e le contraddizioni della classifica internazionale pubblicata dal “Times Higher Education” e sulla classifica del “Sole24Ore” anche l’Unione degli universitari, tramite la coordinatrice nazionale Elisa Marchetti, ha espresso i suoi dubbi.

Manca ancora il dettaglio degli indicatori - ha detto la Marchetti -, ma riteniamo che ogni tipo di classifica di questo tipo risulti essere scarsamente descrittiva delle complesse caratteristiche dei singoli atenei italiani. Questo perché spesso ogni ateneo risulta riportare grandi differenze tra i propri corsi, così come sono innegabili le differenze strutturali tra atenei di piccole e grandi dimensioni, così come quelle tra politecnici ed atenei a vocazione umanistica. I risultati delle classifiche vanno letti con estrema attenzione, ma molto spesso si tende ad utilizzare i ranking in maniera semplicistica e strumentale". 

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