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Grazie ancora agli "Angeli del fango" che risollevarono la città

A causa dell'alluvione vi fu la prima grande mobilitazione giovanile spontanea, un grande gesto di solidarietà

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Cinquant’anni sono passati da quel tragico 4 novembre del 1966 quando Firenze, la culla del Rinascimento Italiano, veniva sommersa dall’acqua e dal fango trasportati dal fiume Arno, ingrossato dalle incessanti piogge del giorno precedente. Da quella coltre scura però vennero fuori, più forti che mai, degli uomini, delle donne, di ogni età che, sfidando il tempo e la distanza, arrivarono nel capoluogo toscano da tutto il mondo. Gli Angeli del Fango, così furono chiamate le migliaia di volontari accorsi da tutto il mondo per ripulire Firenze. Il giglio fu sporcato e il cammino, lento ma sicuro di questi angeli lo avrebbe riportato allo splendore che sempre merita.

La prima grande mobilitazione giovanile spontanea non rappresenta, ancora oggi, solo un grande gesto di solidarietà ma un punto di rottura con l’opinione pubblica di quel periodo. I giovani erano quelli che venivano, meccanicamente, catalogati nella beat generation, quel movimento giovanile che, apparentemente tutto professava, fuorché l’impegno civile; questo perché si pensava a questi ragazzi come dediti per lo più ad una vita trasandata e caratterizzata dall’utilizzo di alcool e droghe. Al contrario però, in occasione dell’esondazione dell’Arno proprio questi ragazzi sono stati i primi a muoversi concretamente e, come recita anche il titolo de Il Corriere della Sera di quei giorni ‘Si calano nel buio della melma’ per cercare di recuperare quanti più oggetti possibili.

Perché questa stessa gioventù [...] oggi ha dato, [...] , un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prestare la propria forza e il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune”. Questo ha scritto Grazzini sul Corriere riferendosi a questi ‘eroi per caso’ sui quali nessuno avrebbe mai puntato probabilmente.
Erano giovani, venivano da ogni parte del mondo, non c’erano differenze di genere, di età, di classe sociale. Tutti insieme, questo era il motto, per riportare tutto alla normalità il prima possibile. Molti probabilmente sono partiti senza avvisare i propri genitori della destinazione così come spesso non ne hanno fatto parola in seguito al loro rientro a casa, forse perché chi fa davvero del bene non sente di doverlo sbandierare ai quattro venti; o, forse ancora, semplicemente perché i mezzi di comunicazione di massa, non ancora diffusi come oggi, erano la più grande testimonianza di esserci stati alla quale si potesse aspirare.

Forse invece, quelli che spalavano tutto il giorno e dormivano davanti agli Uffizi avevano voglia di fare tutto fuorché apparire, non avevano la benché minima voglia di perdere tempo a fotografare e postare per far conoscere a tutti la loro premura e la loro bravura. Avevano solo messo il cuore in quello che era stato compiuto. Erano giunti in una città in bianco e nero – come dice lo stesso Venditti – e l’avevano colorata di nuovo con i più bei colori delle proprie tavolozze fatte solo di mani e braccia forti.

Oggi, a distanza di cinquant’anni, è anche lecito chiedersi che fine abbiano fatto le migliaia di persone accorse a Firenze in quei giorni, che vita conducano, se pensano ancora a quell’avvenimento, se sono davvero consapevoli che, ogni singolo oggetto salvato grida grazie nei loro confronti. Loro in quell’occasione sapevano solo che Firenze aveva bisogno di loro perché la città appartiene al mondo. ‘Tutto ciò che possiamo fare lo faremo, in modo che questa città, di cui tutti noi abbiamo bisogno, torni a noi’ con queste parole Richard Burton, attore inglese, in un italiano incerto, aveva stupito l’Italia e il mondo.

Angeli che non sono stati solo nel capoluogo fiorentino ma, in seguito, sono volati a Genova, Vicenza e Parma in occasione delle alluvioni anche degli ultimi anni, forse però con meno impatto mediatico nei confronti di Firenze.

Anche per questo lo stesso Presidente della Repubblica sarà presente alla commemorazione di domani  che prenderà avvio da piazza Unità d’Italia e si sposterà nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio dove un consiglio comunale straordinario darà avvio anche al raduno straordinario degli Angeli del fango.
Nel corso della commemorazione sarò poi proiettata un’intervista inedita al maestro Franco Zeffirelli realizzata dalla Rai e l’esibizione dell’orchestra diretta dal maestro Giuseppe Lanzetta che presenterà due brani composti per l’occasione.

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