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La porta d'Europa

Il più piccolo stato europeo, Malta. Porta sud verso l'Europa

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Il numero di sbarchi a Malta è irrisorio se paragonati a Lampedusa. a l'inizio della crisi nordafricana, il numero di arrivi è stato di circa 25 mila migranti, contro i circa 1.100 registrati nelle ultime settimane di marzo.

il numero di migranti sbarcati a Malta va considerato in base alla popolazione isolana e  alla sua superficie.

Malta ha una popolazione di 400 mila abitanti spalmata su una superficie di circa 320 chilometri quadrati.

Da queste cifre si capisce bene, l'impatto che sbarchi passati e futuri possono avere nel difficile equilibrio dell'isola.

Le ondate migratorie sono aumentate vertiginosamente, negli ultimi dieci anni, con un picco di 3 mila persone nel solo 2008.

Oggi a Malta vivono almeno 4 mila sub sahariani.

All’inizio del 2010, invece, gli arrivi sono diminuiti, fino a cessare quasi del tutto. Ma la guerra civile libica ha riportato la piccola nazione nelle bussole degli scafi della speranza.

La maggior parte dei migranti arriva da Etiopia, Eritrea e Sudan. Un terzo degli immigrati giunti a Malta sono donne, anziani e bambini fino ai tre anni.

 

L'inferno nei centri per clandestini, il centro di detenzione aperto di Hal Far

 

Dopo aver lasciato la loro terra, venduto il vendibile, attraversato a piedi il Sahara, sopravvissuti ai pericoli della traversata, una volta sbarcati sull'isola di Malta, pieni di disperazione e paura i migranti trovano soltanto razzismo e condizioni di vita durissime.

Si perché il cattolicissimo Paese nel cuore del Mediterraneo ,dove la religione cattolica è la religione di Stato, dove la tutela della vita, fin dall'embrione è un vanto,  è tutto fuorché un tollerante paradiso dell'accoglienza multirazziale.

E' veramente difficile incontrare uomini e donne di colore in giro per l'isola. Io ne vedo pochissimi e quelli che ho visto raccoglievano i sacchi della spazzatura  lungo le strade (ndr)

Lo Stato maltese, che ha aderito sia all’euro che agli accordi di Schengen, per legge può trattenere gli immigrati per un periodo massimo di 18 mesi. Entro i quali, se non si è rimpatriati, si ottiene l’autorizzazione a circolare sul territorio nazionale, che poi non avviene di fatto, perché si passa agli Open Centre, dove centinaia di africani rimangono anche per anni. Purtroppo il rigurgito nazionalista e xenofobo, rende il trovare un lavoro, per questa gente,un impresa titanica.

L'Open Centre di Hal Far, è uno dei quattro "campi" che a prima vista ricorda le baraccopoli indiane. Una tendopoli che si perde a vista d'occhio in cui non è difficile dormire in trenta, sotto la stessa tenda con  40° di media nei mesi estivi. Dove si aspettano mesi prima di ricevere anche la più elementare assistenza igienica e sanitaria.

Uomini e donne divisi da criteri burocratici tra “rifugiati politici” e “clandestini”, a seconda se nel loro paese di origine ci sia la guerra o la fame.

Secondo  l'agenzia dell'Onu per i rifugiati,  a chi viene riconosciuto lo status di rifugiato sono garantiti servizi di assistenza: sanità, educazione e programmi di inserimento lavorativo. Se la richiesta viene rifiutata ed esiste un accordo bilaterale tra Malta e il Paese d'origine, l'immigrato viene rimpatriato. Sull'isola esiste anche un programma di rimpatrio volontario. A chi invece viene garantita la protezione, è permesso passare fino a tre mesi in un qualunque Paese dell'Unione europea. Dopodiché, secondo la Convenzione di Dublino, il migrante viene rimandato a Malta. Altri migranti sono stati accettati e accolti dagli Stati Uniti.

Vicende diverse con tutte le amarezze del caso

 Molti migranti  dopo il 'soggiorno' nelle carceri prima e negli Open Centre, dopo, provano a migrare verso l’Italia o altri Paesi europei.

Anche se Malta rientra nell’aerea Schengen, spesso vengono fermati all’aeroporto perché sprovvisti di denaro o di un primo domicilio alla destinazione prescelta.

Nelle parrocchie, il nome delle cittadine maltesi, gli immigrati africani fronteggiano l'esclusione sociale riservata a chi è indesiderato.

Partiti di estrema destra e neonazisti hanno trovato un substrato fertile e sono spuntati come funghi.

Un politico del Malta Labour Party, Joe Mammut, ha proposto l'apartheid 13, riferendosi alla linea numero 13 del servizio pubblico maltese che collega i due open centre Hal Safi e Hal Far, bus per i bianchi distinti dai bus per gli immigrati africani. Va evidenziato che l'MLP non è una fazione estremista, bensì il più grande partito politico maltese insieme al Nationalist Party, che dal canto suo cavalca la questione immigrazione fin dai primi sbarchi.

L’avversione verso l’immigrato trova d'accordo tutti, sotto  ogni casacca politica.

A dare una tinta ancora più fosca, al quadro della situazione maltese, si aggiunge l'instancabile opera apertamente razzista di Norman Lowell, ex banchiere leader del partito di estrema destra New Right Maltese e fondatore del movimento Imperium Europa, apologia neonazista dell’unità di «razza, religione ed élite» che, a suo dire, dovrebbe guidare le scelte politiche del suo Paese. Anima nera dell’estremismo maltese, Lowell ha riscosso alterne fortune alle urne dal 2004 a oggi. Viva Malta, è il blog curato da Lowel, riservato agli xenofobi e razzisti locali.

Gli unici che svolgono un lavoro instancabile nei confronti dei migranti, sia nel carcere che, soprattutto, presso gli Open Centre - gli unici autorizzati ad entrarvi-  sono i Gesuiti. Hanno, invano, cercato di richiamare i valori cristiani dell’accoglienza, ma ne hanno pagato il prezzo.

Nel 2005 i membri del Jrs, Centro gesuita per i rifugiati, dichiararono pubblicamente che avrebbero lottato per tutelare i diritti degli immigrati. 

Sebbene l'arrivo improvviso di molti migranti potrebbe esercitare una forte pressione su Malta, ha proseguito p. Cassar, direttore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati Malta, la questione umanitaria esiste da prima che avesse inizio la crisi libica.

 Dopo la sigla del trattato di amicizia tra Italia e Libia del 2009, le autorità italiane hanno più volte respinto in Libia migranti intercettati in alto mare. In questi casi, mai è stato chiesto loro se avessero necessità di presentare richiesta di asilo, ha insistito p. Cassar.

Il governo maltese, ha dichiarato che senza una politica come questa non sarebbe in grado di gestire il numero di possibili arrivi – posizione contestata dal JRS e dall'UNHCR.

Sarebbero necessarie, maggiori,  misure di controllo, ha dichiarato l'UNHCR, non era necessario prevedere una politica di detenzione per chiunque arrivi.

Dal momento che nell'UE Malta ha uno dei tassi più alti di riconoscimento di protezione internazionale, le ONG sostengono che la detenzione è di grave ostacolo all'eventualità dei rifugiati di integrarsi con successo nelle nuove comunità ospitanti.

L'UNHCR ha chiesto alle autorità maltesi di sviluppare piani di emergenza per il possibile arrivo di elevati numeri di persone in fuga. Se necessario, e qualora il governo ne faccia richiesta, l'agenzia delle NU è pronta a fornire assistenza per la realizzazione di strutture temporanee di accoglienza».

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