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Panama Papers, ci sono anche familiari di Mao

Tra gli italiani famosi, compare Barbara d’Urso

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C’è la regia occulta di George Soros dietro il caso Panama Papers?

Ė l’accusa che Wikileaks (che di scandali e dei loro scoperchiamenti se ne intende) muove su Twitter al miliardario americano di origine ungherese. L’imputazione, comunque, coinvolge anche l’amministrazione americana. L’organizzazione di Julian Assange precisa che la mano di “colui che gettò sul lastrico la Banca d’Inghilterra” (è il soprannome di Soros) si cela dietro l’attacco a Vladimir Putin, che non sarebbe stato condotto da Soros direttamente, ma, per interessamento suo e di Washington, da un’organizzazione internazionale no-profit di giornalismo investigativo, la Occrp (Organized Crime and Corruption Reporting Project, in pratica una costola dell’ ICIJ), che in effetti risulta finanziata anche dall’Agenzia Usa per lo sviluppo.

Diceva Cicerone dello stile di Tucidide che “ogni parola è un fatto”: quasi allo stesso modo, dei Panama Papers si potrebbe dire che ogni notizia ad essi relativa è sempre uno sconvolgimento.

Sembra incredibile, ma anche la famiglia di Mao-Tse-tung, il padre della Cina comunista, ha aperto società offshore in zone fiscalmente franche grazie all’assistenza e alla consulenza legale panamense Mossack Fonseca, dalle cui rivelazioni è partita l'inchiesta dell'ICIJ. Il marito di una nipote di Mao, per esempio, ne ha creato una nelle Isole Vergini britanniche. Fa meno scalpore – perché rispetto a Mao e ai suoi congiunti sono dei comunissimi mortali, ma soltanto per questo – il fatto che anche i familiari di altri dirigenti di primo piano del Partito Comunista cinese rientrino negli elenchi dei PP.     

In Islanda, intanto, dopo le dimissioni del premier coinvolto nell’affaire, Gunnlaugsson, il nuovo capo del governo è diventato l’ex ministro dell’Agricoltura di quest’ultimo, Johanssonn.

E, andando sul versante italiano, c’è anche Barbara d’Urso tra i connazionali vip citati nell’archivio dello studio Mossack Fonseca. Ė l’Espresso a lanciare la bomba: il settimanale, infatti, va in edicola in queste ore con un’inchiesta particolareggiata che contiene i nomi dei primi 100 italiani vip che compaiono nell’archivio dello scandalo. Tra questi c’è anche la Barbara nazionalpopolare (all’anagrafe Maria Carmela d’Urso), che risulta essere “director”, cioè amministratore, della società Melrose Street ltd, con sede alle Seychelles e registrata nel 2006.

Jurgen Mossack, 68 anni, uno dei titolari della "fabbrica dello scandalo", ha dichiarato di esser convinto, in tutta coscienza, di non trovare nulla di sbagliato nell’aver creato circa  240.000 società fittizie registrate in vari paradisi fiscali. E il modello di business suo e del socio Ramón Fonseca Mora  (che a proposito dei Panama Papers ha parlato di “pirateria informatica”) non cambierà, a dispetto dello sdegno levatosi dai quattro angoli del globo.

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