La Galleria Giovanni Bonelli è lieta di presentare "The Night the Wind Learned to Dance", la prima mostra d'arte personale in Italia di Fanny Allié (Montpellier, Francia, 1981), in programma fino al 25 maggio 2025 nella sede milanese della galleria. Un evento significativo, che segna il debutto italiano di una delle voci più originali del panorama artistico contemporaneo.
"The Night the Wind Learned to Dance", tradotto La notte in cui il vento imparò a danzare, raccoglie una serie di opere d'arte create appositamente per questo progetto e pensate in stretta armonia con gli spazi espositivi. Il percorso espositivo invita il pubblico a immergersi in un mondo sospeso, onirico e stratificato, perfettamente aderente alla cifra stilistica di Allié: un lavoro intenso, poetico, incentrato sull'uso di materiali inaspettati, in particolare stoffe rinvenute o abbandonate. In un caleidoscopio di texture e identità , tessuti preziosi come broccato, seta e cotone egiziano si intrecciano in una fusione orizzontale con materiali più umili, come il denim. A questi si aggiungono jacquard, lamé, lino belga, crepe de chine, velluto, organza, taffetà , chiffon, tartan, tweed, gabardine, georgette, rayon, mikado, neoprene, viscosa e piqué, componendo un universo tattile vibrante, fatto di labirinti, vasi, cespugli, paesaggi e figure danzanti.
I lavori artistici di Allié si presentano come storyboard fantascientifici, intrisi di fantasia e lirismo, in cui scene di un mondo sospeso raccontano una condizione umana fluttuante tra passato e presente. I suoi personaggi, maghi, ballerine di lap dance, pseudo droni, si muovono con goffa grazia, prigionieri di ricordi, desideri e esperienze condivise. Queste immagini, frutto dell’osservazione della vita urbana di New York, città in cui Allié risiede da decenni, trasformano esperienze quotidiane in fiabe contemporanee; uomini mascherati scrutano il cielo stellato, mentre altri si cimentano in improbabili tuffi olimpionici o partecipano a coreografie arboree in inchini solenni. Talvolta, finestre e trasparenze si aprono tra le stoffe, creando passaggi narrativi che permettono al visitatore di entrare o uscire simbolicamente dalla scena, come in un teatro immaginario in cui il sipario si apre e si chiude su nuove storie. Le figure sono tracciate con una combinazione di colore e filo da cucire, dando vita a silhouettes delicate che sembrano aver perso la propria ombra. Attraverso questo linguaggio ibrido tra tessitura e pittura, Allié offre una riflessione contemporanea e femminile sull’abbandono e il recupero, non solo della materia ma anche dei ricordi e delle identità , strizzando l’occhio all’astrazione più pura. Con ogni tessuto ricomposto, ogni filo intrecciato, Fanny Allié propone una forma di resistenza silenziosa contro l’oblio, un invito a immaginare labirinti in continua reconfigurazione. Le sue opere si fanno specchi delle mitologie urbane condivise, fatte di angoli dimenticati, idranti spalancati, tunnel metropolitani e balli improvvisati sotto il cielo della città .
Attraverso una narrazione invisibile ma potente, l'artista ci invita a domandarci: chi è il vero narratore di queste storie? È l’artista stessa o lo spettatore che, camminando tra queste trame, diventa parte attiva di un racconto che continua a riscriversi? "The Night the Wind Learned to Dance" è, in definitiva, un'esperienza immersiva che celebra la memoria collettiva, il valore della materia recuperata e la forza della fantasia. Un appuntamento imperdibile per chi ama l’arte che sa parlare al cuore e che, come il vento, sa trasformarsi in danza. Nota critica del Prof. Mario Carchini, docente dell'Accademia Statale di Belle Arti di Carrara.

