Therese Mulgrew porta in Italia la sua prima mostra personale, "Slow Burn", ospitata dalla Galleria Poggiali di Milano. La sua pittura si nutre di attese sospese, tensioni narrative e dettagli che suggeriscono storie mai completamente rivelate. Non è un incendio improvviso, ma una combustione lenta, fatta di sguardi trattenuti, mani che sfiorano, piatti lasciati a metà , come se il tempo fosse cristallizzato in un limbo carico di significato.
L'artista americana costruisce immagini come fotogrammi di un film inesistente, lasciando agli spettatori il compito di riempire i vuoti narrativi. Ciò che colpisce non è l'azione, ma il momento che la precede: il respiro prima del gesto, il silenzio prima della parola. Questa sospensione si riflette nell'allestimento della mostra, che immerge il visitatore in uno spazio rarefatto, abitato da oggetti e corpi che sembrano appartenere a un racconto interrotto. Nei suoi dipinti, il tempo si contrae e si dilata, sfidando la linearità della narrazione tradizionale. In "Awaiting Lunch Guests", una figura attende qualcuno che potrebbe non arrivare mai, mentre ogni dettaglio della tavola parla di un'accoglienza trattenuta. In "Intimate Lunch", due mani si sfiorano sopra un piatto condiviso, riducendo il mondo a un frammento di intimità . L'essenza della sua pittura sta proprio qui, eliminare il superfluo senza perdere intensità , rendendo l'attesa un corpo a sé.
Mulgrew esplora il linguaggio del gesto con precisione chirurgica; in "Lipstick Touch-up", il volto della figura è visibile solo nel riflesso di uno specchio, catturando l'attimo prima che il rossetto tocchi le labbra. La tensione erotica si mescola a una sottile malinconia, come se ogni scena fosse un frammento di un ricordo destinato a dissolversi. Questa stessa attenzione ai dettagli si ritrova nella serie "The Lover", "The Trickster", "The Expert", "The Skeptic", "The Critic" e "The Overthinker", in cui mani che reggono sigarette raccontano personalità diverse attraverso la postura, il tocco, la combustione. La pittura di Mulgrew ha una qualità quasi metafisica, ma mai fredda. Al contrario, è intensa, carnale, vibrante. La luce e le ombre dialogano con una precisione cinematografica, trasformando ogni tela in una scena in cui ogni oggetto è scelto con cura. Nonostante la costruzione meticolosa, però, ciò che arriva allo spettatore non è la regia, ma il mistero. Ed è proprio questo enigma a rendere "Slow Burn" così potente; una mostra che lavora sotto la pelle, che non si impone con clamore, ma si insinua con discrezione, come un fuoco sotto la cenere.
In un'epoca che corre senza sosta, Mulgrew ci ricorda il valore dell'attesa e della contemplazione. La sua è una pittura che respira, che chiede di essere osservata con lentezza. "Slow Burn" è una lezione di ritmo, un esercizio di attenzione, un invito a fermarsi per sentire davvero. Un'arte che non brucia rapidamente, ma arde nel profondo, lasciando un'impronta che non si dissolve facilmente. Nota critica del Prof. Mario Carchini, docente dell' Accademia Statale di Belle Arti di Carrara.

