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VISION IN MOTION: GRAFFITI AND ECHOES OF FUTURISM

FABBRICA DEL VAPORE, MILANO FINO AL 23 MARZO 2025

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Due movimenti artistici separati da decenni e da un oceano, ma accomunati da una visione dinamica e ribelle dell’arte, si incontrano nella mostra d'arte Visions in Motion: Graffiti and Echoes of Futurism, aperta alla Fabbrica del Vapore di Milano fino al 23 marzo 2025. Un dialogo visivo e concettuale tra il Futurismo italiano e il Graffitismo newyorkese, due rivoluzioni espressive che hanno scardinato le convenzioni artistiche e sociali del loro tempo. Curata dal critico d’arte americano Carlo McCormick, in collaborazione con Edoardo Falcioni e Maria Gregotti, e con i contributi critici di Elena Pontiggia e Angela Madesani. L'esposizione è un viaggio attraverso la velocità, la ribellione e la modernità, articolato in sei sezioni tematiche: Dinamismo, Colore, Città, Ribellione, Eco e una sezione documentale.
Il Futurismo, nato in Italia nei primi anni del Novecento con il manifesto di Filippo Tommaso Marinetti (1909), ha scosso il panorama artistico con la sua esaltazione della macchina, della velocità e dell’energia dinamica della città moderna. Artisti come Giacomo Balla, Fortunato Depero, Umberto Boccioni, Mario Sironi e Enrico Prampolini hanno tradotto questa estetica in opere pulsanti di forza cinetica e colori vibranti.
Dall’altra parte dell’oceano, il Graffitismo newyorkese esploso negli anni ’70 ha seguito un percorso di ribellione altrettanto dirompente, trasformando gli spazi urbani in tele pubbliche e sfidando il concetto tradizionale di arte. I pionieri come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Crash, Futura 2000, Rammellzee e Lady Pink hanno portato l’energia della strada sulle pareti delle città, traendo ispirazione dalla cultura hip-hop, dalla pubblicità e dal linguaggio visivo contemporaneo. Se il Futurismo voleva abbattere il passato per costruire un’estetica della modernità, il Graffitismo ha abbattuto i confini tra arte e spazio pubblico, sottraendo l’espressione artistica alle gallerie per restituirla alla collettività.
La mostra d'arte alla Fabbrica del Vapore offre un confronto serrato tra queste due esperienze artistiche. Il Dinamismo, per esempio, è un principio cardine sia nel Futurismo che nel Graffitismo; la rappresentazione del movimento, la frammentazione della forma e l’esplosione del colore sono presenti nei dipinti di Balla e Boccioni così come nei graffiti di Futura 2000 o Crash. Anche il rapporto con la Città è centrale: per i futuristi, la metropoli moderna era il cuore pulsante della nuova estetica; per i graffitisti, il paesaggio urbano era il palcoscenico della loro arte, un territorio da conquistare con la creatività. L’aspetto più interessante è forse il tema della Ribellione. Il Futurismo nasce con una carica iconoclasta, rifiutando i canoni accademici e celebrando la rottura con il passato. Il Graffitismo, nato come espressione spontanea delle comunità marginalizzate, è stato spesso perseguitato come atto vandalico prima di essere riconosciuto come movimento artistico legittimo. La scelta della Fabbrica del Vapore come sede della mostra è particolarmente significativa. Un tempo centro di produzione per il trasporto ferroviario e urbano, oggi è uno spazio culturale interdisciplinare, che mantiene viva la memoria della modernità industriale. È un luogo che incarna il concetto di trasformazione e dinamismo, perfetto per ospitare un dialogo tra due movimenti che hanno fatto della velocità e della fluidità del tempo il loro fulcro espressivo. La mostra d'arte Visions in Motion non è solo un omaggio al passato, ma una riflessione sulla contemporaneità. La fusione tra arte e spazio pubblico è più attuale che mai; dai murales urbani ai nuovi media digitali, il linguaggio visivo continua a evolversi secondo la stessa energia che animava sia i futuristi che i graffitisti. Attraverso oltre 150 opere, questa esposizione mette in luce il filo invisibile che collega due rivoluzioni artistiche, ribadendo il ruolo fondamentale dell’arte nel dare forma alla società e nel raccontarne le trasformazioni. Nota critica del Prof. Mario Carchini, docente dell'Accademia Statale di Belle Arti di Carrara.

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