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Poesia del Giorno: "Aventuroso carcere soave" di Ludovico Ariosto

L'autore de "L'Orlando Furioso" alle prese di un amore fortissimo

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AVENTUROSO CARCERE SOAVE (L. ARIOSTO)

Aventuroso carcere soave,
dove né per furor né per dispetto,
ma per amor e per pietà distretto
la bella e dolce mia nemica m’ave;

gli altri prigioni al volger de la chiave
s’attristano, io m’allegro: ché diletto
e non martir, vita et non morte aspetto;
né giudice sever né legge grave,

ma benigne accoglienze, ma complessi
licenziosi, ma parole sciolte
da ogni fren, ma risi, vezzi e giochi;

ma dolci baci, dolcemente impressi
ben mille e mille e mille e mille volte;
e, se potran contarsi, anche fien pochi.

(Rime, XIII)

Oggi 8 Settembre è l'anniversario della nascita del brillante poeta ferrarese d'adozione, Ludovico Ariosto, famosissimo autore de "L'Orlando Furioso". 

Nonostante il poema fu l'opera magna dello scrittore, questi non si limitò ad un'opera. E' vastissima la sua produzione, tra sonetti, poesie e copioni teatrali. Il suo stile baldanzoso in rima è un marchio caratteristico dei poeti dell'epoca del '300.

In questa lirica scanzonata, Ariosto esprime il suo amore per Alessandra Benucci, la dama che sposò in segreto e che rallegrò la sua vita.

La metafora dell'amore come una prigione è un tema ricorrente nelle storielle e nella tradizione, ma Ariosto lo sovverte. Il poeta si ritrova in un "Aventuroso (da ventura = fortunato) carcere soave", un legame che accresce e non imbriglia, fortunato perché raro in un'epoca in cui i matrimoni combinati erano la norma.

"La bella e dolce mia nemica m'ave". Ecco lo stile petrarchesco, quello degli ossimori e delle antitesi. Giocosamente Ariosto chiama l'amata "nemica", colei che lo incarcera e incatena.

Nella strofa successiva, si procede al confronto tra gli amori. Se infatti "gli altri prigioni al volger de la chiave s’attristano" (gli altri innamorati si sentono stretti nei lacci dell'amore), egli si rallegra, perché sa che il futuro è radioso, e "vita e non morte m'aspetto, né giudice sever né legge grave".

Ciò che attende il poeta una volta tornato a casa è un rapporto d'amore solido, che ben si distacca da quello ideale e platonico di Dante e Petrarca. La sua "donna angelicata" gli da' "benigne accoglienze" e "parole sciolte da ogni fren [...]  risa, vezzi e giochi".

ma dolci baci, dolcemente impressi
ben mille e mille e mille e mille volte;
e, se potran contarsi, anche fien pochi.

Questa strofa, di una bellezza e semplicità disarmante, parla da sé. Con i suoi mille e mille e mille baci Ariosto ricorda Carmina di Catullo, descrivendo un amore sensuale e passionale. 

Questi versi sono estremamente attuali, e sembrerebbero più adatti ad un rapporto moderno che ad uno del 1500. Questo li rende una preziosa eredità: dimostrano infatti come la società cinquecentesca potesse essere aperta e moderna, non solo nei confronti dell'arte, ma anche nelle tematiche d'amore.

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