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Oggi si venera Sant'Elpidio Abate

L'asceta che visse nel Piceno

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Della vita di Sant'Elpidio si sa pochissimo. La fonte più autorevole, in mancanza di altre, è da rintracciarsi in un leggendario del XI-XII secolo trovato nel 1955 nella Biblioteca Capitolare di Spoleto. 

Secondo Petrus de Natalibus il Santo visse nel IV secolo e nacque a Cappadocia, una regione all'epoca situata in Asia Minore. Era il periodo del cenobitismo fondato da San Pacomio, e probabilmente Elpidio iniziò così la sua esperienza religiosa. Il cenobitismo fu una nuova forma di monachesimo, che riuniva monaci e suore sotto la vita comunitaria ed il contatto con il mondo esterno

La tradizione lo vuole eremita: probabilmente stanco della vita comunitaria, visse per venticinque anni in una spelonca vicino la città di Gerico. Tentò così l'estremo avvicinamento a Dio, conducendo una vita estremamente rigida all'insegna di preghiera e ascetismo. Palladio, nella sua "Storia Lausiaca", descrisse Sant'Elpidio come "un asceta la cui fama di santità era molto nota al popolo cristiano".

Passati tanti anni in solitudine e preghiera, lasciò la vita eremitica per dirigersi in Piceno, vicino Ancona. Lì, fondò un suo monastero con una sua Regola; fondendogli insegnamenti del cenobitismo e di San Basilio, suo maestro.

C'è una leggenda che racconta l'incontro tra i due, e che vuole spiegare il perché Sant'Elpidio lasciò l'ascetismo e la solitudine. Si racconta che durante i suoi giorni da eremita, il Santo vide una colonna di fuoco alzarsi da terra verso il cielo, e una voce gli disse: "Come questa colonna è San Basilio". Stupito e ispirato da tale visione divina, Sant'Elpidio andò a cercare il Santo. All'epoca, questi era vescovo di Cesarea, e quando l'eremita lo trovò, questi era circondato da tante persone che lo onoravano.

Sant'Elpidio non ne fu contento; si chiese come fosse possibile trovare santità in un uomo esposto a così tanto potere. Si chiese cosa avrebbe avuto da insegnare San Basilio ad un uomo come lui, asceta ed eremita, eppure così lontano dal comprendere l'essenza divina.

San Basilio notò Sant'Elpidio e lo chiamò a sé. Titubante, l'eremita avanzò. Quando Basilio aprì la bocca, ne uscì una lingua di fuoco che non bruciava: lo Spirito Santo. Probabilmente una metafora, che trova significato nelle parole illuminate che San Basilio disse a Sant'Elpidio. Sta di fatto che l'eremita capì la grandezza del Vescovo, e decise di seguirne gli insegnamenti.

Perciò la vita monastica ideata da Sant'Elpidio si basava sugli insegnamenti di San Basilio, che dopo poco il loro incontro abbandonò il ruolo di Vescovo e si ritirò a vita monastica. 

Dal cenobitismo Elpidio copiò l'idea di mettere una guida dei monaci, l'abate. Questi vegliava sui suoi fratelli, facendo rispettare gli orari di preghiera, i turni di lavoro, il digiuno. La Regola di Sant'Elpidio ispirò la famosissima Regola di San Benedetto, che tutt'ora è seguita dai monaci benedettini.

Come molti Santi, anche Sant'Elpidio si dedicò all'evangelizzazione dei popoli delle Marche, aiutato da diversi suoi discepoli. Furono grandi i risultati: riuscì a convertire tantissimi al cristianesimo, e molti giovani si unirono a lui nella vita monacale.

Non si sa la data della sua morte; le sue reliquie furono portate in un paesino a sud di Ancona, oggi chiamato Sant'Elpidio.

Sant'Elpidio al Mare, Sant'Elpidio Monico, Porto Sant'Elpidio: sono numerosi i paesi che prendono nome dal Santo, e sono numerosi, ancora oggi, le persone che nelle Marche si chiamano Elpidio. Pur non avendo molte informazioni sulla sua vita, questa eredità gnomica dimostra senza dubbio la sua esistenza.

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