Vincent van Gogh morì nel 1890, a 37 anni. E' stato un pittore olandese, colui che ha portato l'impressionismo agli estremi più netti, al punto da sviluppare un suo stile inconfondibile. Nacque nel 1853, da padre pastore calvinista e madre rilegatrice di libri. Una figura importante nella vita del pittore fu il fratello, Theo Van Gogh, con cui per tutta la vita intrattenne un fitto scambio epistolare, che ci ha permesso di conoscere Vincent in tutti i suoi aspetti.
Iniziò a disegnare fin da subito, quasi come fosse un bisogno, e una volta diplomato iniziò a lavorare per la Goupil & Cie, una rinomata casa d'arte parigina con sedi in tutta Europa. Venne spostato dalla sede dell'Aja a quella di Londra, per poi essere trasferito definitivamente a Parigi.
Di carattere schivo e altalenante, il pittore si sentì sollevato dalla vita nella capitale, poiché già dimora del fratello Theo. Passava con lui gran parte del tempo libero, ed è qui che, quasi per vezzo, i due iniziarono la corrispondenza epistolare, che durerà fino alla morte di Vincent.
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Durante quello che viene definito il "periodo parigino", Van Gogh studiò l'impressionismo, corrente che lo catturò per l'utilizzo della luce, le pennellate rapide e le sedute all'aperto, tant'è che il pittore portava sempre con sé il materiale per dipingere, lasciandosi ispirare dalla città.
Durante il suo soggiorno a Parigi Van Gogh fece anche la conoscenza di alcuni pittori i cui nomi ora sono ampiamente conosciuti, come Gauguin, con cui instaura un rapporto di amore-odio.
E' questo infatti il periodo in cui il pittore inizia ad avere i primi squilibri. Dopo una delusione d'amore, il suo rendimento alla Goupil & Cie calò drasticamente, fino al licenziamento, e le sue giornate iniziarono ad oscillare tra momenti di normalità e violente crisi di nervi. Famoso è l'evento, (occorso qualche anno prima del suicidio) in cui a seguito di una lite con Gauguin, sguainò un rasoio e lo usò per tagliarsi il lobo dell'orecchio.
In cerca di un posto nel mondo, Van Gogh per un lungo periodo si ritirò in una specie di eremitismo, dedicandosi solo allo studio della Bibbia (probabilmente un tentativo psicologico inconscio di avvicinarsi alla figura paterna, anche lui pastore) arrivando addirittura a tenere qualche sermone. L'ossessione religiosa lo prese così tanto da spingerlo a rinnegare le sue credenze e passioni precedenti, come le letture classiche, tant'è che scrisse al fratello: "ho intenzione di distruggere tutti i miei libri: Michelet, ecc. Vorrei che tu facessi altrettanto".
Determinato a seguire la via della teologia, riuscì finalmente a trovare un incarico semestrale presso la Scuola Evangelista di Bruxelles e andò a vivere a Wasmes, piccolo paese minerario. Qui iniziò a prendersi cura dei malati e dei poveri con abnegazione quasi fanatica. Però, guardando quelle facce sporche e piene di tormenti, trovò nuova ispirazione nella pittura: capì così che la pittura era il suo medium, il modo per diffondere la fede evangelica, e non con la rappresentazione di santi e eventi biblici, ma immortalando la vita quotidiana dei reietti, sfruttati e bisognosi. Era il 1881, la passione mistica si acquietò e ritornò a dipingere con nuovo fervore.
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Tornato a Parigi nello stesso anno, Van Gogh iniziò a frequentare un ambiente completamente opposto a quello di Wasmes. Si accompagnò con una prostituta incinta e suo figlio di cinque anni, passando il tempo a dipingere e studiare. Il suo stato psicofisico caracollò, e venne ricoverato in ospedale per curarsi dalla gonorrea.
Fu il periodo degli esperimenti, dei colori vivaci attinti direttamente dal tubetto e delle pennellate isteriche. Iniziò a sperimentare e appassionarsi alle incisioni su legno giapponesi. Purtroppo però, i suoi tentativi di finanziamento e vendita dei quadri risultarono vani. Si sentiva incompreso, e rifiutava i dettami e gli insegnamenti del tempo. Il fratello Theo, che di lavoro faceva il mercante d'arte, supportò finanziariamente e moralmente Vincent, riconoscendo in lui un eccezionale talento e spronandolo a continuare nei momenti più bui.
Nel Febbraio del 1888, confuso e disorientato dalla depressione e dalla vita caotica della città, Van Gogh decise di ritirarsi ad una vita più tranquilla, e si trasferì ad Arles nella famosa Casa Gialla, dove nacquero molti dei suoi quadri famosi. La sua salute, però, oscillava vertiginosamente: tanto eracalmo nei giorni buoni quanto era afflitto da deliri e allucinazioni nei giorni cattivi. La situazione lo portò così tanto allo stremo da decidere di ricoverarsi nell'ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence. Mentre la sua salute mentale lo porta al limite della sopportazione, iniziò ad avere alcuni piccoli riconoscimenti: i suoi Notte stellata sul Rodano e Iris vennero esposti al Salon des Indépendants nel Settembre dello stesso anno.
Purtroppo però, i demoni della sua mente, che con coraggio Vincent Van Gogh tentò di esorcizzare con la pittura, non gli dettero requie. Il 29 Luglio del 1890 il pittore si suicidò con la tela di fronte, in un campo nei pressi di Auverse.
Van Gogh riuscì, in vita, a vendere un solo quadro: La vigna rossa. L'acquirente fu una amica di famiglia, sorella dell'impressionista Eugene Boch. Il dipinto rappresenta la vendemmia nelle campagne arlesiane. Theo, in occasione della sua morte, organizzò una mostra con i suoi quadri. Vennero comprati tutti.
Theo Van Gogh morì pochi mesi dopo il fratello: sviluppò anche lui allucinazioni e stati di delirio, quindi si lasciò deperire, afflitto dal dispiacere di non aver aiutato abbastanza il fratello in difficoltà.
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