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Calce e canapa per l’edilizia, una riscoperta che viene da lontano

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La testimonianza della prima costruzione per la quale sono stati utilizzati in edilizia, elementi a base di canapa e calce, risale a quasi 1500 anni fa. Si tratta di un ponte che la dinastia Merovingia fece costruire nel sud della Francia utilizzando pietra, calce e canapa. E sempre in Francia, nella regione di Troyes, la calce e canapa andavano  a sostituire il tradizionale metodo di riempimento ‘ a cannicciata di fango’ , per la conservazione di edifici medievali con struttura in legno.
L’unione della canapa con un legante come la calce, crea un materiale da costruzione naturale che non è solo carbonio negativo (assorbe CO2 dall’atmosfera)  ma è anche ignifugo e resistente a muffe e parassiti. Altri vantaggi sono  l’isolamento termo-acustico, la salubrità degli ambienti, la permeabilità al vapore, il confort abitativo, il ridottissimo impatto ambientale. E se a quest’opera ecosostenibile si aggiungessero pannelli solari e fotovoltaici, i soldi pubblici sarebbero ben spesi. Quindi, nella nostra era  Antropocene  dove , vuoi per cause naturali, vuoi per cause imputabili all’uomo, i movimenti tellurici si stanno propagandando con una certa frequenza, occorre ricostruire sulle ceneri con  case/ edifici low-tech con struttura in telaio di legno e riempimento in mattoni a calce-canapulo (calce mista a canapa) .  Come è avvenuto per  la ricostruzione post-sisma (2012) di alcuni comuni emiliani, Cavezzo, Vigarano Mainarda, A San Giovanni in Persiceto (Bo) già esisteva e con le scosse di sesto grado è rimasta integra.
A Castelli Calepio (Bg) un’azienda edile tradizionale schiacciata dalla crisi ora produce bio-mattoni in canapa e calce. Anche in Puglia, a Crispiano, c’è un centro di lavorazione. E allora che aspettare? L’aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni che è partito nel 2010 , tra accelerazioni, frenate, ripartenze giunse come bozza nel 2014 ma giace nei cassetti del Ministero delle Infrastrutture (art del 26/08/2016 da IlSole24Ore).  I comuni emiliani non hanno aspettato il vademecum tecnico si sono attivati con pragmaticità e materia prima.

 

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