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LUIGI RUSSOLO, COMPOSITORE DEL MOVIMENTO FUTURISTA

Galleria Nazionale Arte Moderna e Contemporanea. Roma fino al 28 febbraio 2025

Mario Carchini
19/02/2025
Arte e Cultura
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Nella mostra d'arte "il Tempo del Futurismo" alla GNAMC di Roma, viene celebrato il compositore e pittore Luigi Russolo, geniale visionario e padre della musica futurista, un precursore che trasformò il rumore in arte e ridefinì i confini della musica del XX secolo. La sua opera, tra suoni disarmonici e sperimentali, rimane un potente simbolo di innovazione e audacia creativa.
Nato a Portogruaro il 30 aprile 1885, Russolo abbracciò la filosofia futurista con un entusiasmo travolgente, firmando nel 1913 il Manifesto l'Arte dei Rumori. Questo documento rivoluzionario proclamava l’abbandono della musica tradizionale a favore di una nuova estetica sonora basata sui rumori puri, riflesso di una modernità dominata dalla proliferazione delle macchine e dal caos urbano. "Il rumore accompagna ogni manifestazione della nostra vita", scrisse Russolo, intuendo il potenziale emotivo e artistico di suoni fino ad allora ritenuti dissonanti o disturbanti.
Per dare forma concreta alla sua visione, Russolo ideò gli Intonarumori, una famiglia di strumenti meccanici capaci di generare suoni irregolari e inediti. Tra ululatori, ronzatori e crepitatori, questi apparecchi rappresentavano una vera e propria orchestra del caos, in grado di evocare l’essenza delle città industriali e della vita moderna. Nel 1922 perfezionò il suo progetto con il Rumorarmonio (o Russolofono), un dispositivo che amplificava i suoni prodotti dagli Intonarumori, elevandoli a composizioni complesse e strutturate. Russolo classificò i rumori in sei categorie principali, tracciando una mappa sonora dell’esperienza umana:
1) rombi e boati. tuoni, esplosioni e scrosci;
2) fischi e sibili, suoni acuti e penetranti;
3) bisbigli e mormorii, tonalità morbide e sommesse;
4) stridori e scricchiolii, rumori abrasivi e metallici;
5) percussioni, suoni di legno, metallo e pietra;
6) voci umane e animali, gemiti, risate, urla e rantoli.
Ogni rumore trovava il suo corrispettivo strumentale, un’intuizione che anticipò le sperimentazioni sonore del secondo Novecento. Nonostante le critiche e la limitata produzione musicale documentata,  come il raro 78 giri Corale e Serenata, Russolo lasciò un’impronta indelebile sull’arte del suono. Igor Stravinsky lodò la sua originalità, mentre figure come John Cage esplorarono il suo concetto di rumorismo, bruitismo, riconoscendo Russolo come un pioniere della musica sperimentale. Il maestro stesso sintetizzò così la sua filosofia: “Selezionando e coordinando i rumori, arricchiremo gli uomini di una voluttà che non sospettavano.” Questa visione, radicata nella quotidianità e nei suoi ritmi caotici, ha gettato le basi per l’elettronica, l’industrial e ogni forma di sperimentazione sonora contemporanea. A più di un secolo dalla nascita dell’arte dei rumori, l’opera di Luigi Russolo continua a risuonare, invitandoci a esplorare l’inatteso e ad abbracciare il nuovo. Nel suo universo sonoro, il rumore non è solo caos, ma una fonte inesauribile di emozioni, un linguaggio che parla al nostro inconscio e plasma il futuro della musica. Il genio di Russolo ci ricorda che anche dal disordine possono nascere bellezza e armonia. Oggi, più che mai, la sua eredità ci invita a vedere il rumore non come una minaccia, ma come una possibilità infinita di creare e reinventare il mondo che ci circonda. Nota critica del Prof. Mario Carchini, docente dell' Accademia Statale di Belle Arti di Carrara.

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